L’ipocrisia dell’odio

Marion Jones e il Caso BALCO: Quando lo Sport Diventa una Questione di Genere e Doping

Quella fetta del World Wide Web che ruota intorno a Bitchute, Parlor e Gab continuerà a propagandare una certa narrativa ispirata dal quel filo che lega indissolubilmente il discorso politico a quello sportivo. È un filo rosso, negarlo serve a poco.

Quello che manca spesso nella conversazione sportiva che le olimpiadi accresce in maniera esponenziale è la memoria, la conoscenza della storia dello sport, soprattutto se è al femminile. Imane Khelif non è una bella donna, ha valori del testosterone più alti della norma ma dentro ai limiti imposti dal CIO. Non è una bella donna, quindi è un uomo. Il cortocircuito è servito, nell’età dell’immagine non c’è nulla di più facile.

In un periodo questo nel quale l’accesso quasi universale alle informazioni non corrisponde ad un innalzamento della conoscenza media è anche facile dimenticare, ignorare chi era Marion Jones. Una delle atlete più talentuose e vincenti della storia dell’atletica leggera a stelle e strisce. Medaglie d’oro, record del mondo, sposata con un velocista altrettanto famoso e vincente.

A cavallo degli anni 2000, erano la coppia d’oro, in tutti i sensi. Peccato che quella favola fosse una clamorosa frode sportiva, fosse stata studiata, realizzata e metabolizzata in laboratorio. L’oggi famigerato Bay Area Laboratory Co-Operative, meglio noto come BALCO. [Nota a margine: trovate su Netflix il bellissimo documentario sull’argomento: Untold – Hall of Shame. Fine nota a margine]

Che c’entra con la pugile algerina e quella taiwanese? Indugiate e seguitemi ancora per qualche riga, poche lo prometto.
Quelli della BALCO avevano sintetizzato e prodotto una sostanza, il tetraidrogestrinone meglio noto come THG. Un ormone androgeno praticamente irrintracciabile per la semplice ragione che nessuno ne conosceva l’esistenza.

Sostanza utilizzata per aumentare le prestazioni sportive, attraverso l’accrescimento della massa muscolare. Una volta scoperta e catalogata è considerato uno steroide androgeno anabolizzante. Sapete in quale parte del corpo viene prodotto naturalmente? Nei testicoli. Già il noto testosterone. Il THG non è che la sua derivante esogena, esattamente come il nandrolone.

Marion Jones però è stata sulla copertina di Sports Ilustrated, su quella di Vogue. Una bella donna, vincente. Nessuno allora si sognò mai di dire “è un uomo”, i suoi valori ormonali erano nella norma. Assumeva però, è lo farà dal 1999 al 2007, per otto lunghi anni, un ormone “maschile”. La sua massa muscolare veniva alterata ricorrendo ad un composto sintetico che producono gli uomini. Ma non è un uomo.

In quegli otto lunghi anni la Jones ha iniettato nel suo corpo di tutto, dall’eritropoietina [EPO] al THG, non s’è fatta mancare nulla. Nessuno s’è mai sognato di chiamarla uomo, di dubitare della sua sessualità eppure quello che faceva era alterare il suo corpo, la sua massa muscolare. Spingendola verso una mascolinizzazione artificiale.

È la triste condizione di quest’epoca, di molti lettori di titoli e pochi lettori di libri. Di quelli che aderiscono ad una idea non perché abbia un fondamento ma perché risponde meglio di altre al proprio sentimento personale. Di un sentimento d’inadeguatezza diffuso anche fosse solo artificialmente. In un paese poi come l’Italia dove il successo di qualcuno è per forza condizionato da un qualche imbroglio.

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