Poco Carini

Ricorda quando da queste pagine raccontammo la vicenda del capitano dello Zambia femminile esclusa dalla Coppa d’Africa 2022 ma ammessa a capitanare la sua nazionale al mondiale in Australia del 2023. Allora nessun politico italiano, nessun presidente del consiglio e nemmeno nessun itaGLIano s’indignò perché Barbara Banda indossava la maglia numero dieci.

L’Italia c’era a quei mondiali, ma la cosa non c’interessava, lo Zambia non era nel nostro girone. Semplicemente. Eppure quella vicenda medicalmente e come prassi legislativa segue le medesime linee narrative di quella della pugile algerina Imane Khelif.  Si potrà obiettare che se come nel caso della Khelif si parla di sport di combattimento allora la questione è diversa.

Cavalcare la fandonia transgender è in realtà utile ad una certa narrativa politica e sociale, tanto che la questione è stata sollevata dal Ministro dello Sport e dei giovani, Andrea Abodi, che qualcuno definisce il pupazzo di Giancarlo Giorgetti. Molte delle entità politiche di governo, fino alla Presidente del Consiglio Meloni si sono dette preoccupate per l’incolumità dell’atleta italiana, Angela Carini.

Davvero? Meno d’un anno fa, l’inglese di nazionalità ma irlandese di nascita Amy Broadhurst aveva battuto sonoramente ad Instambul indovinate chi? Proprio la Khelif. Com’è che questo “transgender” che combatte nella categoria dei pesi welter, a maggio di quest’anno aveva strappato una contestata vittoria ai punti contro l’olandese Luna Beeloo ad Eindoven.

Il match contro Angela Carini è durato 46 secondi, due colpi al volto e l’atleta azzurra s’è ritirata. Come due anni prima aveva fatto la serba Tijana Milosevic. Le uniche due atlete ritiratesi in un combattimenti contro la Khelif. Dal suo esordio l’atleta algerina ha combattuto un totale di cinquanta volte. 

C’è un dato interessante nella carriera della Khelif. Questo “mostro” d’uomo che combatte contro delle povere donne, aal suo debutto il 12 ottobre del 2018 fino al 18 gennaio 2020, ha combattuto nove volte, con un record di 6 sconfitte e 3 vittorie. Il suo record di KO in carriera è del 13 per cento degli incontri. Nove KO. Come mai questo Terminator d’uomo non distrugge le avversarie?

Risposta a questa domanda è nella sua condizione medica che il CIO, non gino l’amico ubriaco del bar, Comitato Olimpico Internazionale ha accettato come ragione per giustificare il suo livello di testosterone. Ci sono diverse scuole scientifiche circa il metodo da adottare circa la determinazione scientifica del sesso per quegli atleti che versano in condizioni mediche particolari. Al momento le regole, che sono sempre perfettibili, sono queste e vanno accettate.

Senza gridare al mostro, senza aver paura del diverso.

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