Alisha Lehmann, titolare della nazionale di calcio femminile della Svizzera, titolare dell’Aston Villa femminile è una giocatrice della Juventus Women. Da oggi esisteranno due tipi di tifosi bianconeri, quelli che ordineranno la maglia della Lehmann e quelli che mentiranno.
L’impatto di una atleta non è più misurato esclusivamente nelle prestazioni sportive. Gli atleti professionisti, come quelli dilettanti solo per lo status olimpico, sono di fatto veicoli pubblicitari. L’aspetto social-femminista, le implicazioni patricarco-misogenista attengono ad una sfera che sebbene possa sembrare afferente è completamente lontana.
Così come accade oggi per la WNBA i suoi migliori testimonial sono due rookies Angela Reese e Cameron Brick. Draft al primo giro, quindi atlete di altissimo livello ma che sono anche donne bellissime. Non basta più essere particolarmente abili in una disciplina sportiva, per incrementarne l’appeal è necessario che la bellezza torni al centro della conversazione.
In fondo la bellezza è centrale nello sport dal 455 AC, dalla statua del discobolo attribuita allo scultore greco Mirone. Da allora non è cambiato molto e badate bene in quel caso si trattava d’un corpo maschile. Però lo sport al femminile per quasi due decenni ha rifiutato il binomio bellezza-atletismo. Confinandosi così in uno spazio d’interesse per il pubblico più angusto di quello che merita.
Due anni or sono in un articolo su Sports Illustrated si ragionava sulle ragioni che avrebbero potuto portare al successo la lega americana di basket femminile. Si argomentava sull’atletismo inferiore delle donne: “non possono schiacciare”, si proponeva d’abbassare il canestro per le donne, proposta rigettata con sdegno dalle atlete. Prendeva in quell’articolo il centro del palco questa frase: “se devo andare a vedere schiacciare, vado a vedere gli uomini”.
Qual è la leva quindi che può incrementarne la visibilità? La bellezza. Quindi perché atleti uomini che utilizzano la loro bellezza per pubblicizzare anche la loro disciplina non è scandaloso ma il corpo di una donna invece lo è. Senza addentrarci nella conversazione etico-religiosa, restiamo nell’ambito dell’intrattenimento.
Andreste a vedere un balletto nel quale il primo ballerino non si rade da sei mesi, ha i capelli così sporchi che la discarica della vostra città è al confronto un luogo ameno? Andreste a vederlo se invece dell’abito consono alla sua performance indossasse uno scafandro?
È una bella donna e sa giocare a pallone. Alisha Lehmann è abbastanza bella da aver fatto dubitare una parte dei sui quasi 15 milioni di followers che lei fosse davvero una giocatrice. Non ha mai nascosto la sua sessualità. Prima di David Luiz era innamorata di una compagna di nazionale che: gossip time, s’è sposata di recente con una ballerina. Tutto questo l’ha messa al centro dell’attenzione e le ferite anche emotive non sono mancate. Tanto da essere scelta per un docufilm della UEFA: Real Scars, guardatelo lo trovate su YouTube e su UEFATV.
Il futsal italiano al femminile, con gli spalti semideserti o nei casi più fortunati riempiti da familiari e coscritti, dovrebbe valutare la possibilità che il racconto attuale non è in grando d’attrarre lo spettatore occasionale e farlo restare sugli spalti. Chi guarda lo sport al femminile oggi lo fa per guardare esibirsi amazzoni, nella ginnastica quanto nel calcio, fino all’atletica. Volevo chiudere con uno dei mie esempi, di quelli che coinvolgono crescite follicolari estreme, donne e tendoni, lo conservo perché vi sareste concentrati su quello invece di guardare all’epidemico fallimento nel commercializzare il prodotto “calcio a 5 femminile”.
L’arrivo della Lehamann mi ricorda d’un me stesso più giovane quando in una torrida estate sperava che arrivasse in bianconero Fernando “El Nino” Torres, affermava: “se arriva a Torino vado a tirargli i reggiseni come le groupies”. Non avrei mai immaginato anni dopo di sperare invece d’andare ad una partita della Juventus Women e come ad un concerto rock d’un gruppo femminile sperare che sia la vocalist a lanciare il reggiseno verso il pubblico.