Caffeine.tv, chiude.

Settembre 2018. La Century Fox con un finanziamento da 100 milioni e Lachian Murdoch, figlio di Rupert, in consiglio d’amministrazione è il principale stake holder di Caffeine. I Caffeine Studios hanno come mission quella di riunire in una piattaforma streaming unica tutte quelle realtà sportive minori che in quel momento non erano ammesse su Twitch.

Amazon che aveva acquistato la piattaforma “viola” solo quattro anni prima intendeva tenere lo sport sul suo servizio Prime Video, quindi niente sport su Twitch, di nessun tipo. Caffeine aggredisce letteralmente il mercato degli sport non mainstream. Diciassette discipline, oltre 200 partner commerciali.

Raggiunge i 4 milioni d’utenti giornalieri, 61 milioni a mese. Nel 2020 arriva addirittura ad offrire in contemporanea con Twitch in esclusiva, lo spettacolo del pre-game del Superbowl. Aggiunge due ulteriori iniezioni di denaro, con due diversi fondi che investono oltre 300 milioni nella piattaforma.

Lo sport, quello minore, però non restituisce dividendi, non è davvero un prodotto che è possibile monetizzare. La piattaforma prova ad aprirsi al gaming ma è ormai tardi. Sostenere i costi per trasmettere sport che non hanno una adesione di spettatori massiva demolisce nel tempo la liquidità dell’azienda.

Qualche settimana fa, il consiglio d’amministrazione di Caffeine.tv getta la spugna. La società non è in grado di generare ricavi sufficienti. Le hanno letteralmente provate tutte: virtual gifting, subscriptions, PPV,advertising business models. Lo sport minore al momento rappresenta un costo più che un ricavo.

C’è una lezione da apprendere dal case study di Caffeine. Il valore di uno sport minore non è nella trasmissione in streaming di qualsiasi incontro. È nei suoi atleti. In quelli in grado di dissolvere lo spazio tra gli spettatori e l’evento stesso. La qualità dell’evento influenza il suo valore, ma soprattutto sono gli atleti capaci d’essere personaggio ad incrementarne il valore.

Caffeine.tv è fallita perché ha confidato nell’assunto: “se lo costruisci, loro arriveranno” e questo vale appunto solo in Field of Dreams. Non c’erano lì fuori abbastanza amici e parenti disposti a guardare una brutta partita di lacrosse, una di partita di calcio femminile di Division 1, un incontro di frisbee di college.

La frammentazione dei contenuti, maturata negli ultimi 4 anni ma accelerata negli ultimi 18 mesi, ha decisamente reso gli streaming di lunghi eventi sportivi classici inappetibili per il pubblico. Per quella fascia demografica, 10 – 15 e 15 – 20, che al momento costituiscono il target di riferimento per l’intrattenimento sportivo.

Curioso rilevare come proprio le discipline meno seguite siano le più restie all’innovazione, più legate ad un passato chiaramente fallimentare. Nostalgici al punto d’essere autolesionisti. Disposti a perpetrare la stessa vecchia ricetta mentre tutto il mondo si sposta dalla parte opposta.

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