Primo atto ufficiale della Uefa Futsal Champions League è la composizione delle fasce di merito sportivo. Pratica posta in essere dalla pubblicazione ufficiale del ranking UEFA. Non si tratta né di una pratica esoterica né tantomeno di un grande complotto globalista. Semplicemente si tratta dell’addizione dei valori numerici maturati negli ultimi cinque anni dai club e dalle associazioni di riferimento.
Si tratta ovviamente della UEFA Futsal Champions League maschile, non dovrebbe essere necessario ripeterlo ma almeno sull’italico suolo di continua a spacciare l’esistenza di un torneo ufficiale al femminile che ad oggi non esiste, non è esistito in passato e non c’è nemmeno una timeline per la sua esistenza futura.
Torniamo alla Champions, quella vera.
L’unica squadra italiana intitolata a partecipare è la vincitrice del titolo italiano, lo Scudetto. Al netto di clamorose e risibili rinunce come fu quella del Pesaro qualche anno fa, sarà il Catania a difendere i colori dell’italica penisola. Ammesse al Main Round attraverso il Path A, due squadre spagnole, due squadre portoghesi e due squadre croate.
Nei primi 11 posti del ranking, quelli che danno accesso alla prima fase principale del torneo, non ci sono squadre italiane. Per trovare il Catania è necessario scorrere la lista fino al 24esimo posto. 5334 i punti della squadra italiana che sono, giova ricordarlo, frutto anche delle prestazioni delle squadre italiane nei cinque anni precedenti. 84 punti più in basso c’è la squadra dell’Azerbaijan, Araz Naxcivan.
Occupa il 10 posto la squadra di Kiev, anche Capitan Ovvio intuisce trattarsi di team senza campionato visto che su quel territorio si combatte e non una battaglia sportiva. Il quarto posto dell’ex Halle Gooik ora Anderlecht non dovrebbe sorprendere quelli che seguono con attenzione il futsal del vecchio continente. Gli investimenti per la compagine belga sono sempre stati importanti e la loro presenza a livello internazionale costante.
Così come per i neo club come li Riga, oppure i veterani maltesi del Luxol, fino ai galletti francesi che nonostante investimenti più contenuti rispetto ai club spendaccioni dell’est Europa, sembrano capaci di trovare e allevare talento, tanto da attrarre l’interesse del Barcellona per i propri atleti.
Non deve nemmeno stupire, perché la matematica non è una opinione geopolitica, la posizione di Cartagena e Braga nelle prime quattro posizioni del ranking. Da anni ormai la Final Four che assegna il titolo di campione d’Europa è una questione prettamente iberica o quasi. Quei punti contano e si sommano con un ulteriore venti per cento di valorizzazione.
A seguire la narrativa del calcio a 5 nostrano, a dare credito ai complimenti sperticati che i club italiani autoproducono, potrebbe sembrare assurdo vedere una squadra italiana fuori dalle prime venti del ranking. Se la Serie A fosse davvero il campionato europeo più probante, difficile e competitivo, com’è che usciti dai confini della sacra patria, i risultati sono così modesti?
Le spiegazioni sono molteplici. Finanziaria innanzitutto, si certo i “soldi” e non quelli dei giochi di società. Altrove s’investono milioni di euro, da anni, con alle spalle solide realtà polisportive. La capacità di progettare a lungo termine, d’attrarre talento una volta individuato non sono abilità esoteriche, sono concrete skill. Senza dimenticare che a livello internazionale si compete con una legislazione decisamente meno restrittiva in termini di nazionalità del talento, di quella in vigore in Italia.
Si finisce così ventiquattresimi, almeno a livello di club. Un punto di partenza e non d’arrivo. Per il quale per una volta bisognerebbe non cercare scuse ma soluzioni. Questo è il livello del futsal tricolore a livello continentale, quali sono le “best practices” per migliorare questa situazione? Quali le soluzioni possibili, quelle potenziali, quelle legislative.
Non importa quante volte vi raccontate che siete belli, forti e competitivi, quel ranking UEFA racconta che non lo siete.