La 500 Miglia di Indianapolis

Indianapolis, stato dell’Indiana: è qui che si corre una delle tre gare più iconiche al mondo e la più veloce, la 500 miglia di Indianapolis. Questa gara, insieme al Gran Premio di Monaco di F1 e alla 24 Ore di Le Mans, è parte di un riconoscimento unico noto come Triple Crown.

Durante la 500 miglia si assiste a tutto il repertorio del motorsport: sorpassi, incidenti, caution, motori fumanti, pit stop frenetici e innumerevoli colpi di scena. Le auto sono identiche, utilizzando il telaio Dallara DW12 e motori Honda o Chevrolet.

Partecipare a questa gara è un privilegio, e molti campioni di F1, come Mario Andretti, Graham Hill, Nigel Mansell e più recentemente Fernando Alonso, vi hanno preso parte. Cercando quell’immortalità agonistica che solo questa gara può dare, il Superbowl del Racing.

Questa edizione è stata a lungo tenuta in scacco dalla minaccia del maltempo, al punto da correre il rischio d’esere rinviata al lunedì. Sono state necessarie diverse ore d’analisi del radar meto prima che arrivasse la bandiera verde. La 500 Miglia più famosa del pianeta è una gara massacrante di 200 giri.

Nella tarda notte italiana, quando l’alba sembra più vicina, l’edizione numero 108 è di Joseph Newgarden del Team Penske, il primo a tagliare il traguardo. Un ultimo giro mozzafiato che gli ha permesso di superare il messicano Pato O’Ward della Arrow McLaren all’ultimo curvone.

Questo è il secondo successo consecutivo per Newgarden alla 500 miglia, dopo la vittoria dell’anno precedente. Per O’Ward, invece, la maledizione continua con un altro amaro secondo posto, deciso nell’ultimo giro. Al terzo posto si è classificato uno dei veterani della categoria, Scott Dixon della Chip Ganassi, che è riuscito a risalire fino al gradino più basso del podio. Seguono Alexander Rossi, Alex Palou e Scott McLaughlin, autore della pole position.

La top ten si completa con Kirkwood, Santucci, Veekay e Daly. Anche piloti di calibro come Sato, Castroneves e Carpenter erano presenti, ma senza ottenere risultati di rilievo. Un’altra conoscenza della F1, Romain Grosjean, non è riuscito a chiudere nella top 15. Katherine Legge, l’unica donna presente in gara, ha dovuto ritirarsi dopo 24 giri a causa di un problema al motore Honda.

Questa gara mi ha sempre affascinato perché in 200 giri può succedere di tutto, e la spettacolarizzazione in stile americano è un valore aggiunto all’evento principale, che attira appassionati da tutto il mondo. Spero un giorno di poter vivere questa esperienza di persona, perché rappresenta uno degli eventi dal vivo imperdibili.

Exit mobile version