Spesso non c’è una via razionale nei percorsi dell’esistenza. La vita, e anche lo sport, offrono sempre una possibilità di rivincita, e il futsal non fa eccezione. Questa storia inizia otto giorni fa. Quando il Real Betis dopo quattro stagioni nella Liga, sprofonda nel baratro della retrocessione all’ultima giornata. Record di reti subite, 131 in 29 giornate di campionato. Uno di quei primati che non vorreste mai ritrovarvi attaccati alla maglia da gioco.
Quella stessa squadra che nella prossima stagione giocherà nella Seconda Divisione ha alzato solo una manciata di ore fa la Copa del Rey. Rimontando uno svantaggio di due reti contro il Jimbee Cartaghena. Costringendo gli avversari ad inseguire fino ai tempi regolamentari sul 3 a 3 e trascinando i vincitori della Supercoppa di Spagna ai calci di rigore.
Esattamente lì, dal dischetto i due volte finalisti consecuitivi della manifestazione si sono visti sfuggire ancora il trofeo quando Lemine ha inciso il suo nome e quello del Betis nella storia del futsal spagnolo. Il Real Betis è solo il quinto team a scrivere il suo nome nell’albo d’oro della Copa del Rey, con FC Barcelona che annovera 8 successi, Movistar Inter ferma a due come ElPozo Murcia. Ma ecco che il nome UMA Antequera ci ricorda di un’altra favola, una Cinderella Story, quando nel 2022 dalla Seconda Divisione furono loro a prendersi il trofeo.
Ogni storia che si rispetti ha il suo momento controverso. Quel climax che cambia l’andamento della storia e così arriva un rigore a favore del Betis, rivisto dagli arbitri, che Piqueras realizza dimezzando lo svantaggio proprio prima dell’intervallo.
Una storia non diventa favola epica senza un colpo ad effetto e a quello pensa Carrasco, che di tacco mette dentro il pallone che ribalta il risultato e che lo strasforma istantaneamente nel MVP della finale. Ora è il Jimbee Cartaghena la squadra costretta ad inseguire. Dentro il portiere di movimento e Darío scaccia per il momento i fantasmi dell’ennesima finale persa. Si va ai supplementari.
Sei lunghissimi minuti come sanno esserlo solo i tempi supplementari di una partita nella quale tutti hanno troppo da perdere e si è tutti troppo stremati nel corpo e nella mente per non trascinarsi fino ai calci di rigore. Sia quello che sia. Quando il portiere del Betis, Raúl Sánchez para il primo tiro di Valtinho, i demoni e i fantasmi della finale di coppa persa nella scorsa stagione si sono comodamente riaccomodati sulla panchina del Jimbee Cartaghena.
Lemine sistema la palla dal dischetto, guarda Chispi quel tanto che basta per scegliere la conclusione. Il resto lo sapete già.
Il Real Betis vince il suo primo titolo in assoluto nella storia del club nel suo momento più buio. Ramón Martínez dopo la vittoria in semifinale aveva radunato la squadra per ringraziarla: “così s’onora la maglia”. Non poteva certo immaginare quanto le sue parole avessero scavato a fondo nel cuore dei suoi ragazzi.
Non è possibile apprezzare la incontenibile gioia dei ragazzi che indossano i colori del Real Betis senza comprendere il contesto di una stagione, quella biancoverde trascorsa subendo una media di 4,1 gol a partita. La peggiore squadra della massima divisione, con solo due vittorie casalinghe stagionali. Ironia della sorte, record eguagliato proprio in occasione di questa Copa del Rey.
La vittoria del Real Betis arriva in un momento particolare del futsal spagnolo. Nel quale si dibatte anche a tinte forti sulla sostenibilità delle sezioni sportive dedicate alla pratica di questa disciplina. Un futuro che molti vedono messo a rischio dall’insostenibilità delle spese elargite da alcuni club e si invoca una drastica riduzione degli impegni finanziari.
Peccato per lo scarso pubblico sugli spalti. Questo è un aspetto però che attiene la lunga polemica in corso tra la RFEF e i club di Liga, che accusano la federazione di scarso impegno di risorse nella promozione della disciplina. Parole che fanno eco a quelle del calcio femminile spagnolo.
Copa del Rey al Real Betis, Coppa di Spagna al Barça. Tempo ora di Playoff per il titolo di campione di Spagna, con i soliti noti a contendersi quel trofeo. Lì sembra esserci poco spazio per una cenerentola che anzi è proprio assente dal gran ballo.