L’Italia chiamò…e nessuno rispose

Il primo mondiale di futsal femminile si giocherà nelle Filippine. In quel paese che ha di recente ospitato anche il mondiale di basket, con grande successo anche di pubblico possiamo tranquillamente aggiungere. L’Asia come terra di futsal non stupisce gli osservatori più attenti, quelli capaci di leggere un ranking FIFA almeno.

Facciamo però qualche passo indietro. Ricordate l’annuncio dell’istituzione ufficiale della manifestazione? La FIFA nel concerto di una più ampia operazione di PR (pubbliche relazioni) finalmente mise in calendario per il 2025 la prima Women Futsal World Cup. Con buona pace del Brasile femminile che ora deve vincerne uno vero di mondiale.

La notizia rimbalzò nell’italico stivale del calcetto attraverso le pagine istituzionali della Divisione Calcio a 5, come una grande vittoria del presidente Bergamini, della pressione politica esercitata da una disciplina in espansione. Lungo un articolato quanto periglioso asse: Divisione Calcio a 5 – LND – FIGC – FIFA. Il calcio a 5 in infatti occupa in Italia, l’ultimo scalino di una scala gerarchica.

Nel giro di qualche mese, dalle stesse pagine fu forgiata la narrativa che la Divisione Calcio a 5 si sarebbe candidata ad ospitare la prestigiosa manifestazione. Notizia prontamente amplificata da quella piccola costellazione di siti satelliti e para organici alla Divisione Calcio a 5. Proseguita fino a poche settimane fa, proprio in quel di Genova, per bocca del presidente Bergamini.

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Non dovete prendere per buone le mie parole, ecco la viva voce della massima carica del calcio a 5 affermare che ci sono in piedi due candidature, una di quelle è il mondiale femminile. Questi sono i fatti e non sono in discussione. Ora certamente si può argomentare sulla reale fattibilità dell’operazione in un paese che fa fatica anche ad organizzare i Giochi del Mediterraneo. È altresì possibile conciare circa la natura profondamente corrotta di un organismo come la FIFA così permeabile al denaro facile.

Verrebbe però da chiedersi, perché partecipare ad una competizione che si pensa sia truccata, condizionata o semplicemente già decisa? Per ragioni puramente di politica sportiva, probabilmente.

Da uno dei siti organici alla galassia della divisione apprendiamo che la FIGC aveva avanzato una manifestazione di interessa che è andata ignorata.

Dichiarazione corretta poi dopo qualche ora elidendo la parte più interessante: “manifestazione d’interesse”.

Quando si chiede di partecipare all’organizzazione di una manifestazione sportiva, si invia una manifestazione d’interesse. Si ricevono quindi dei documenti da compilare per partecipare alla gara d’assegnazione, la vera candidatura è espressa in quel momento.

Se la FIFA non ha nemmeno risposto alla manifestazione d’interesse perché parlare in quel di Genova di candidatura? Perché vantarsi “d’aver in piedi due candidature”. Addirittura prospettando un ritorno in loco in occasione della manifestazione? Bastava restare sul reale, parlare di quella dell’Europeo Under 19, ma non è roboante come il PRIMO MONDIALE FEMMINILE, vero?

Torniamo però ora alla questione del Mondiale Femminile frutto anche della pressione politica dell’Italia. Com’è che quella veemente influenza non è stata capace di generare una email di risposta dal semplice testo: “WTF, really?”. Perché la FIFA è un ente corrotto. Ma se è corrotto allora com’è stata generata quella supposta influenza, la prima volta. Non ho usato “supposta” a caso.

Cercare di far condividere due realtà opposte nello stesso tempo non è possibile, basterebbero conoscenze minime di meccanica quantistica per saperlo. Eppure il futsalino peninsulare ci prova. Ribalta la realtà, la piega quel tanto che basta per vantarsi, per autocelebrarsi anche a costo di qualche piccola bugia bianca, di quelle che non fanno male a nessuno, vero? Sbagliato.

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