Bravo! Con l’accento alla francese

Domeniche passate a guardare questo calcio a 5 tricolore dal vivo. Nella speranza di veder passare del talento che non sia troppo vicino alla sua inevitabile pensione sportiva. Spesso potrebbe trovarsi in periferia e lì resta incastrato, dalla vita, dalle condizione economiche e da uno sport che offre poche garanzie e troppi venditori di fumo.

Questo è un momento dell’italico calcetto nel quale si festeggia un under nazionale che non viene ribaltata dai pari età portoghesi. Si festeggia una sconfitta con il minimo scarto. Forse è anche lì il problema, nel voler a tutti costi offrire un premio anche quando si perde. Sebbene sia importante accettare l’inevitabilità della sconfitta, questa non può essere equiparata ad una vittoria, non lo è.

“Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta” è una frase che odio, visceralmente. Perché t’inchioda alla croce della mediocrità a quell’idea che essere il migliore tra i più scarsi sia accettabile. Così vediamo giocatori passare la loro carriera in piccole squadre, con l’idea che essere uno “di porta metronia” sia un valore sportivo. Nemmeno il pupone ci crede, l’ha detto più volte che non essere andato al Real Madrid è un rimpianto.

È scorretto anche caricare di solo agonismo lo sport che si pratica. Non dovete essere (true story accaduta giusto ieri) quello che in veneranda età gira per oltre 300 chilometri in un simulatore di formula 4, piazza un tempo di sei secondi più lento di un quindicenne professionista e impazzisce perché non è competitivo. Non così.

Ma nemmeno passare una intera carriera agonistica ad essere il pesce grosso nello stagno piccolo. Come si fa a vivere una vita sportiva senza trovare la risposta alla domanda: “posso essere il migliore”. Non ne ho idea ma nel fuSTal accade di continuo. Spesso per una mera questione economica. Non si vive di futsal e quando ci si riesce spesso i soldi dovuti è necessario inseguirli.

Nel prendere coscienza di quello che si è, invece d’illudersi d’essere altro o peggio celebrare i fasti di un passato remoto che fu, rappresenta la vera forza motrice d’un movimento sportivo ma anche aziendale che investe nella sua evoluzione.

Il futsal è ancora una disciplina prigioniera delle sue tensostrutture, delle sedie di plastica e degli sgabuzzini come sale dei trofei. Ripartire da lì. Dal rendere questa disciplina una fucina di talenti che possano sostenersi praticando professionalmente questo sport. If you build it, they will come. Recitava Kevin Costner in Field of Dreams, ecco il calcetto a 5 non ha nemmeno una voce d’ispirazione.

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