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Due parole, semplici. Eppure sono state capaci negli ultimi due anni di rivoluzionare non solo la creazione dei contenuti ma come questi vengono distribuiti e quindi consumati. Queste due parole costituiscono il chiavistello che spalanca l’accesso ad una comprensione diversa d’un mondo prima dominato da “mi piace” e “hashtag” e ora da un LLM.

Già, ancora quell’acronimo. Large Language Model.
La capacità di quello che per semplicità e per i semplici viene chiamato algoritmo, in realtà è un complesso sistema matematico, capace oggi, d’analizzare un video che postate e comprenderne il contenuto. In questo modo è in condizione di proporre all’utente un tipo di video o di contenuto simile a quello che ha appena guardato.

Questo rappresenta una possibilità per i creator più piccoli d’essere scoperti. È una opportunità e allo stesso tempo una minaccia alla creatività, perché favorisce contenuti simili tra loro. Se TikTok ha iniziato questo tipo di rivoluzione, Instagram l’ha seguita a ruota fino a sbarcare su YouTube.

In dobloni di Zio Paperone, quello che ha funzionato per anni come sistema per boostare i contenuti è divenuto improvvisamente irrilevante. Perché è cambiato il parametro attraverso il quale viene valutata la produzione. Esistono più variabili, l’analisi è divenuta più dettagliata, puntuale. I semplici continueranno a guardare i “mi piace” e a scivolare nell’anonimato.

In una nicchia come il calcio a 5 italiano questa rivoluzione rappresenta un vero problema più che una opportunità. Innanzitutto il calcio a 5 non esiste per un large language model a meno di non addestrarlo appositamente. Non è in condizione di riconoscere il futsal, figurarsi il calcetto tricolore.

La migliore approssimazione che si ottiene nell’analisi dell’immagine che sia Dall-E o Midjourney o foss’anche Chatgpt è “indoor soccer”. Più spesso si è derubricati a calcio, meglio soccer. Perché già football potrebbe indurre in un qualche errore. Gli LLM si basano principalmente sul volume di informazioni a loro disposizione e lì fuori diciamocelo, del futsal importa davvero a pochi.

Se quella che si combatte oggi è una battaglia per l’attenzione e si intende combatterla con le grafiche dei risultati e i video dei gol, non vale nemmeno la pena armarsi e partire. Non c’è modo di vincere una battaglia combattuta con AR-15 contrapponendo un Moschetto 71. Quindi il futsal non ha speranza? Il futsal potrebbe averne, il calcio a 5 decisamente no. Per una ragione organica di contenuti. Per come gli attuali LLM organizzano le loro informazioni e propongono i loro risultati.

Lo scopo di un LLM è fornire risultati funzionali a rendere il pubblico un target per prodotti. Non ha nessun interesse a fornire un ampio spettro di possibilità. Isola di fatto l’utente che non compie l’atto cosciente di iniziare una ricerca specifica all’interno di una recinto.

Un LLM occorre non dimenticarlo è un modello, una rappresentazione numerica di una certa realtà. Offre risultati a fronte di una richiesta. Non ha morale, non ha sentimenti, è onesto ai limiti della stupidità. Per questo si può giocare con lui (o lei se preferite) per indurlo ad offrire un certo tipo di risultati, ad attivare un determinato comportamento ed ottenere un diverso effetto. Come? Studiate.

Vi lascio però qualche indizio. Chiedetevi perché Ultimo Uomo, nato come spazio per il calcio, oggi parli anche di formula uno. Perché perfino il vetusto Tuttosport ha uno spazio di eSports. Se avete dimestichezza con l’inglese analizzate il linguaggio del Washington Post su TikTok. Per tornare in Italia chiedetevi cosa è accaduto a “Cronache di Spogliatoio” trasformato da GEDI in un prodotto completamente diverso dalla pagina Facebook delle origini.

Nei Case Study che v’ho fornito c’è la risposta complessa ad una domanda semplice: perché in Italia i calcio a 5 è uno sport dal seguito marginale? Senza dimenticare, mai, che il calcio a 5 in Italia non viene prodotto e distribuito per un pubblico di fruitori ma è un prodotto finalizzato alla soddisfazione di chi paga per la pubblicazione.

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