Il mercato OTT è saturo

OTT: Over The Top. È quel genere di servizi digitali offerti direttamente al potenziale spettatore.
Negli ultimi cinque anni, pandemia compresa, il relativo basso costo d’impresa per realizzarli ne ha fatto uno strumento alla portata praticamente di tutti. Sport minori compresi.

Il basso costo tecnologico d’accesso per l’hardware non si tramuta però in qualità del prodotto, in diffusione e tantomeno in successo. Anzi, satura il mercato. La costante nel mercato dei prodotti digitali resta il tempo. L’utente ha venti ore a disposizione durante una giornata, se dorme poco. Altri ancora meno. Lo spazio per consumare quindi contenuti è estremamente limitato.

Se la tecnologia oggi permette di offrire i più svariati sport, dal frisbee al calcetto, ad un nuovo pubblico potenziale non è detto che questo sia interessato. Piuttosto genera una altissima concorrenza. La BarçaTV attraverso la quale si aveva accesso a tutti i contenuti della galassia sportiva del Barcellona è stata costretta a chiudere i battenti pur fermare l’emorragia di denaro. Se “Mas que un Club” ha così miseramente fallito, in che modo hanno speranze di sopravvivere le piccole realtà di nicchia?

La risposta del club blaugrana è stata Barça One. Completamente gratuita, senza necessità di registrarsi, con pubblicità. Gli utenti soci del club avranno accesso direttamente al tier successivo che non prevede la pubblicità. Quelli particolarmente annoiati dagli intermezzi pubblicitari possono sempre abbonarsi per evitarli.

Il mercato dei contenuti audivisivi digitali è potenzialmente enorme, si stima che la quotazione al NASDAQ della nuova Media Company nata dalla fusione di Barça Visión e Barça Media potrebbe valere circa 120 milioni di dollari. Una cifra che in questo momento porterebbe linfa vitale ad un club storico strangolato dai debiti.

Quanto però di questo mercato sono in grado di attirare gli sport minori, come il calcio a 5 italiano? Risposta complessa perché coinvolge due elementi. Il primo, la qualità del prodotto, spesso viene valuta con criteri soggettivi, oppure valutata oltre il suo reale valore nella fallace convinzione che questo contribuisca alla sua promozione. Il secondo elemento è la reale portata numerica del bacino d’utenza. Bacino d’utenza, community.

Nella premessa ho spiegato quanto sia oggi tecnologicamente relativamente economico mettere su uno “streaming” questo si traduce in costi bassi d’inserzione e potenzialmente alti costi di ricavo. È sufficiente una piscinetta gonfiabile, un bikini e le curve giuste a generare 1500 spettatori in diretta, 8 ore a giorno, tutti i giorni. Come può uno spettacolo che va in onda per 1 ora e mezza una volta a settimana e può arrivare a costare 2 milioni d euro d’ingaggi per l’anno, ad essere competitivo?

Non può. Perché crede di essere in competizione solo con altri sport, come se non esistessero le Black Pink o Fortnite. Perché ogni governace s’approccia al prodotto calcio a 5 tricolore cercando una scorciatoia per la “visibilità”. Quella svolta miracolosa s’è chiamata negli anni Rai Sport, Fox Sport, Sportitalia, Sky Sport. I risultati sono rimasti i medesimi, sempre.

L’approccio TOP-DOWN non paga, mai. Nulla si costruisce partendo dalla cima. Nulla si può evolvere partendo dall’illusione d’un riflesso generato da un ecosistema di comunicazione programmato per essere al soldo di chi si guarda in quello specchio. Il calcio a 5 vive in una mescolanza di ruoli che ne inficia la credibilità. Almeno in questo il calcio mantiene una sua dignità.

Mentre si pensa bellissimo e di successo questo fuSTal, altrove i soldi, quelli del petrolio e ora anche delle energie rinnovabile fanno sentire il loro peso, spostando l’asse anche tecnologico. Quel DIGITAL – FIRST che oggi la la SAFF sbandiera con la sua SAFF++ rivoluzionerà l’approccio informativo e comunicativo del calcio, uno sport che per troppo tempo è rimasto uguale a se stesso.

Il fuSTal ha strumenti molto simili, una ottima piattaforma d’analisi dati, che non usa, per quella vecchia spocchia di chi pensa di saperne più dei numeri, più dei dati oggettivi. Così dal campo spesso questo atteggiamento si spande a macchia d’olio alla sua intera struttura.

L’OTT è morto, viva l’OTT. Mentre la rivoluzione accade, il fuSTal è impegnato a contarsi come farebbe un prete di campagna alla domenica nella sua chiesa nel paesello. Forse la sua dimensione è questa, quella parrocchiale, forse dovrebbe ripartire da quello che è, non da quello che pensa di essere.

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