La nazionale di futsal femminile giocherà due amichevoli, contro l’Ucraina, in quel di Taranto. Nella città dell’acciaieria e del porto militare, dopo la “fu” Coppa della Divisione, torna ad ospitare un confronto d’interesse sportivo e di futsal, extra territoriale.
I soliti ringraziamenti alle istituzioni locali, così impegnate nel sociale e nella promozione dello sport. Eppure Taranto mi ricorda qualcosa, non solo l’inchiesta giudiziaria che qualche mese fa ha travolto la cittadina di Statte, alle porte di Taranto e di riflesso la storia della locale squadra di futsal femminile.
Già ecco. Un vecchio tifoso del Taranto che piange disperato. Il motivo, la sua squadra del cuore, quella per la quale è abbonato da sempre, per la quale compra biglietti da donare agli amici che non possono permetterselo, non potrà giocare le partite casalinghe della stagione 2024 – 2025 nello stadio cittadino.
Entro il 5 maggio, mai data fu più indicativa, la società Taranto Calcio, dovrà indicare lo stadio di casa per la prossima stagione. L’unico impianto disponibile ed omologato per ospitare gli incontri di Lega Pro si trova a Teramo. 451,3 chilometri più a nord.
Lo Iacovone ha necessità di interventi strutturali che dovrebbero durare almeno due anni. Il costo della ristrutturazione di recente è incrementato di altri 15 milioni nell’ambito di un più ampio progetto in vista dei Giochi del Mediterraneo. Sulla vicenda è intervenuto di recente anche Emiliano, il presidente della Regione Puglia. Si tenta in un disperato tentativo economico-politico-finanziario per rendere fruibile l’impianto di Faggiano (Taranto).
Quella stessa amministrazione che sarà probabilmente celebrata durante la conferenza stampa di presentazione della partita Italia – Ucraina di futsal femminile, sicuramente per: “l’interesse e la disponibilità dimostrata verso l’evento” è così interessata al mondo dei dilettanti da dimenticare quello dei professionisti.
I lavori allo Iacovone non erano un mistero, come non lo è stato il disastroso incendio che ne ha minato la struttura. Non lo sono i Giochi del Mediterraneo 2026. Nonostante questo la macchina burocratica locale non è stata capace di trovare una soluzione all’increscioso problema della mancanza di strutture adeguate ai professionisti nell’area. Tanto da rendere la vicenda d’interesse nazionale e far giungere al capezzale dello Iacovone perfino Gravina, sempre a caccia d’uno spot elettorale. L’uomo vicino ai problemi del calcio, senza risolverne nessuno.
La triste vicenda di uno stadio vetusto che abbisogna di un ammodernamento è una storia italianissima. Altre località italiane hanno utilizzato i fondi generati da manifestazioni internazionali per ristrutturare le strutture sportive locali ma mai a detrimento dell’attività sportiva.
Il paradosso di avere l’unica struttura adatta e disponibile a 400 chilometri di distanza racconta d’una desolazione sportiva infrastrutturale d’un Paese inevitabilmente per vecchi. Tristemente per vecchi.