L’Insostenibile Leggerezza del Futsal Femminile

Ehi, come stai?

Ed è subito come se due emozioni dello stesso colore si ritrovassero a parlare davanti ad un calice di vino oppure come un abbraccio lento mentre il giradischi gracchia Reality di Richard Sanderson o ancora come se l’empatia all’improvviso prendesse una forma. Diventando una coperta con cui scaldare il freddo dell’anima.

Si ragazza dimmi perché hai smesso di sognare nonostante Vecchioni. Dimmi cosa non è andato nel verso giusto. Tu con quel viso pulito, silenziosa e che di solito parli con gli occhi, con uno sguardo.

Questa mia mania di capire cosa succede e non accontentarmi sempre e solo di sapere. Faccio un tentativo, provo a leggere più in profondità dove si nascondono le cose che non vuoi tirar fuori. In quei posti li, puoi solo sentire l’eco dei dolori che cadono e strisciano sulle pareti lisce come quelle di un pozzo. Qualche goccia che probabilmente è una lacrima e una serie di sassolini, ognuno un dolore, una paura, un qualcosa che è andata storto e che hai gettato con violenza più in giù possibile.

Tu che mi hai fatto disperare e sognare nel giro di 24 ore. Con quel sinistro che disegna sempre un arcobaleno che parte dal piede e di solito termina nel sette opposto. Che sei stata in silenzio dietro di me e poi invece mi hai regalato tante parole delicate, come il rumore del pallone che sfiora la rete.

Mi chiedevo cosa si rompe dentro quando non si può giocare. La risposta molto semplice ma anche molto affilata come una freccia è che ti abbiamo tutti un po’ rotto le palle e quindi meglio respirare, disintossicarsi. Smettere di ascoltare parole troppo lontane dai fatti che hai conosciuto. Perché certo che correre avanti ed indietro per tutta la tua gioventù, guardando il cielo, seguendo con lo sguardo la luna e non il dito e poi ritrovarsi ad affrontare le distopie del nostro mondo, non può che lasciarti l’amaro in bocca per ciò che sembrava amore ed invece era solo un complicato giro di parole.

C’è un vento forte che mi porta da te. A volerti capire. Esplorare e forse è quella sensazione che qualcuno o qualcosa non ti abbia trattata come meritavi o che non ti sia tornato indietro tutto quello per cui hai combattuto, sudato fino ad oggi.

A volte le vite sportive si confondono con quelle umane e si mischiano dopo un incontro fugace. Rapido, quasi casuale. A volte cammini o meglio ti trascini in un mondo che quasi non senti più tuo e c’è uno sguardo, uno solo che ti chiama e ti convince che ancora puoi avere un briciolo di speranza anche nelle parole che ricevi. Anche in una stella cadente.

IO: Ti va di sognare insieme?

TU: Forse!

Tutto ciò che dici o che fai nella vita tornerà a bussare alla tua porta. Quando non lo fa ma senti che ne vale la pena sei tu che vai a cercarlo, come quel giorno in cui hai giocato per me e ci siamo abbracciati forte promettendo di ritrovarci.

“Quanti fiori ho visto farsi male con le proprie spine nei treni abbandonati nella notte e nelle latrine
Chissà se c’è riuscito mai qualcuno a non perdere il profumo e quando passa una stella cadente tu non chiedi niente.
Ne hai passate così tante che non racconti niente, che quando provi a dire una parola ti esce un mostro dalla gola.
Intorno ai tuoi passi non c’è più nessuno, davanti ancora brace, dietro solo fumo ma tu non avere paura alcuna.”

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