Caffè Corretto – Cuore e Saliva

C’è una diffusa nostalgia per il calcio d’un tempo. Romantici d’una pelota calciata su campi spelacchiati, ammirata da gradoni di cemento armato, spesso al freddo e al gelo. In mezzo a sputi e bottiglie che volano. Non c’erano ancora le gabbie per le tifoserie, ma si era sicuramente allo zoo e non si era mai al sicuro.

Allora come oggi vince, solitamente, chi spende di più. C’era ogni tanto un Verona, si, ma uno solo. Perché chi compra i migliori giocatori a disposizione è destinato a vincere. Non accade sempre, le favole però non le raccontiamo diverse tutti i giorni, raccontiamo sempre la stessa, come quella del Leicester.

Il futsal non è diverso. Intriso in quel tempo di gloria passata, dimentica il presente. Quello fatto di post partita romani ai limiti della convivenza civile. Quello che festeggia perfino le trattative di mercato fallite: “orgogliosi d’averci provato”. Quello che finge che non abbiano arrestato l’animatore di una delle squadre più longeve e vincenti del futsal. Troppo impegnato nell’elogio di quelli che arrivano secondi, come se davvero qualcuno ricordasse chi è arrivato secondo nei cento metri alle olimpiadi.

Un futsal che s’era concesso di considerarsi il salotto buono del calcio almeno fino a quando alcuni non hanno radunato qualche persona in più delle solite cinque, sugli spalti. In quel momento le dinamiche da tifoseria calcistica si sono ripetute, esattamente come accade altrove, basket compreso.

Certi figuri rappresentano il prezzo da pagare, l’elemento che rende emotivamente fungibile lo sport, qualsiasi sport. Non si può avere notorietà senza la pletora d’imbecilli sugli spalti, come quelli di Udine. Non è che il calcetto a 5 non li abbia già. Ad immortalarli esistono e vengono conservati, video indecenti di quello che è accaduto intorno ai campi del “best sport on earth” italiano, tanto al maschile quanto al femminile. Attenti alle lezioni di fair play.

Difficile la promozione di una disciplina i cui protagonisti sembrano essere impegnati attivamente a sabotarla e poi a vantarsi di averlo fatto. Nota a margine: se non avete seguito Benfica – Sporting Lisbona, finale della coppa nazionale portoghese di futsal, non potete apprezzare l’arrogante ignoranza sportiva del futsal. Fine nota a margine.

Quegli stessi protagonisti che pure rantolando in fondo alla classifica nella massima divisione provano a raccattare giocatori dalla terza divisione. Come se portare via atleti dal fondo della disciplina possa contribuire ad una causa che era già disperata prima che fosse giocato un minuto della stagione.

Questo è il dilettantismo, nella sua accezione peggiore, quella dell’ignoranza. Ignari dei percorsi di formazione, della gradualità d’una crescita, degli sforzi di una base che è affidata in Italia all’impegno di pochissimi, volontari.

La partita più interessante di giornata finisce dopo una manciata di minuti, quando il miglior giocatore in campo esce dal campo a causa d’un infortunio per non rientrare più. Strano lo sport vero? Unico spettacolo nel quale uno spettatore pagante è felice se il miglior attore in campo s’assenta per tutto l’incontro. Un po’ come andare a teatro per l’Otello e sperare che il tenore diventi afono.

Nella notte poi c’è la NFL, Divisional Round. Perché lo sport non s’agita per ventiquattrore al giorno, tutti i maledetti giorni dell’anno. La lotta per l’attenzione degli spettatori non si combatte certo con i luoghi comuni, le marchette e le genuflessioni. Certo però c’è sempre chi ci prova.

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