Ammettiamo di cancellarla

La Riforma Bergamini. Ammettiamo di cancellarla. Farla sparire. Non c’era nel programma elettorale dell’attuale governance. Nella piattaforma sulla quale sono stati eletti gli attuali responsabili della Divisione Calcio a 5 non avevano nemmeno ipotizzato una soluzione regolamentare draconiana come quella poi posta in essere.

Immaginiamo un mondo nel quale una cordata elettorale si presenti proprio sventolando come bandiera l’abolizione della Riforma Bergamini e venga eletta. Presidenti in visibilio, costi dimezzati degli italiani non più specie protetta, arrivo massiccio di giocatori dall’estero.

Esattamente da dove? Non certo dal Brasile o dall’Argentina. Sicuramente non quelli di primissimo piano. Perché? Facile. Il mercato per i giocatori di futsal non è più quello di vent’anni fa, quando in Italia arrivavano dei giovanissimi Foglia, Bacaro, Assad, insomma ho reso l’idea.

Scovato l’avo giusto al cimitero furono arruolati nella Nazionale italiana, arricchirono di talento i club di massima divisione italiana, elevandone il tasso tecnico. I giocatori italiani, pochi, che riuscivano ad emergere e ritagliarsi un posto in squadra erano ovviamente all’altezza del loro compito anche a livello internazionale.

Cosa accadrebbe ora? Un giocatore brasiliano o argentino può approdare in un top club portoghese o spagnolo senza bisogno di artifici burocratici. Con un ingaggio potenziale più alto che nella maggior parte dei club del Belpaese. Presidenti e diesse attingerebbero quindi alla A2 elite o alla A2. In quel pool di “oriundi” finiti nel dimenticatoio e ora riesumabili come seconde linee.

Più facile che mettere mano a carte e cartacce, frugare negli archivi degli uffici anagrafe o nei cimiteri alla ricerca di “nuovi cittadini italiani”. Nel caso degli argentini, anche se dovessero ottenere un passaporto italiano, quanti rinuncerebbero all’Albiceleste? Selección o muerte.

In alternativa per brasiliani e argentini, ci sono quei campionati emergenti, sparsi in giro per l’Europa. Disposti a coprirli di denaro sonante ai quali possono accedere senza problemi di natura legislativa. Perché non in Italia? Extracomunitario vi dice nulla? Senza contare l’instabilità endemica dei club della Serie A di futsal.

Si potrebbe però verificare in Serie A, un afflusso massiccio di giocatori da quelle aree d’Europa limitrofe alla penisola italiana. Sloveni, Francesi, Polacchi. Tutti appetibili a costi inferiori per quei presidenti di club italiani finalmente liberi di acquistare dove vogliono.

Con l’effetto di migliorare quei giocatori non eleggibili per la nazionale italiana. Questi torneranno in patria, con indosso la casacca della loro nazionale e quando li affronteremo di nuovo, la Repubblica Ceca questa potrebbe addirittura batterci.

L’inganno peggiore perpetrato in questo momento nel futsal è quello di collegare artificialmente le necessità del movimento a quelle della nazionale. Come se fosse compito dei presidenti e dei loro denari avere a cuore il successo di una squadra della quale non sono responsabili.

Paradossalmente il lustro eventuale degli azzurri costituisce per i presidenti di club un aggravio economico. I giocatori nel giro della nazionale potrebbero richiedere un ingaggio maggiore in virtù dei loro successi internazionali oppure nella peggiore delle ipotesi, infortunarsi.

Il futsal in Italia non è industria ma un costoso hobby. Fino a quando questa dinamica economica non verrà invertita non c’è nessuna pietra filosofale che possa rovesciare una crisi non della disciplina sportiva ma del sistema che lo governa e lo regola.
 

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