Boxing day e dintorni. La NBA e la NFL hanno disputato le loro partite di Regular Season durante la finestra natalizia, lasciando alla Premier League lo spazio del 26 Dicembre. Il futsal italiano dal canto suo s’è concesso dal 23 una pausa natalizia e ha lasciato spazio alle notizie di “mercato”.
Squadre che salutano tesserati in esubero tecnico e numerico, altre che accolgono nuovi giocatori nel tentativo di colmare quelle lacune che la prima parte della stagione ha rivelato. In una lunga regular season e i playoff lontani ancora 5 mesi per il primo momento rilevante della stagione bisognerà attendere la Coppa Italia. In aprile, per le donne ci sarà la repubblica marinara di Genova. Terra del Grifone, del mai compianto abbastanza Scoglio.
Com’era prevedibile la polemica, tutta social tra l’altro, sulla nazionale s’è assopita con la velocità d’un caffè al bar il lunedì mattina. Se v’è sfuggito il dissing Ronconi-Bellarte che ha visto il primo ri-postare anche un vecchio commento della compagna del CT della Nazionale di futsal, vi siete persi un bel pezzo d’avanspettacolo.
Tutto rientra nei canoni della polemica calcistica, sarebbe perfino “normale” se questo non fosse fuSTal: dove tutti vogliono essere amati, non solo quando vincono ma anche quando perdono. Entrambe le eventualità sono impossibili. Il calcio e per estensione il calcetto è composto da tifosi. Il tifo è una ortodossia più che religiosa.
Uno dei dogmi recita: se vinci, stai antipatico a tutti quelli che hanno perso. Per citare il Montalbano d’Argentina: “gli altri vogliono quello che hai tu, la vittoria“. Se perdi quella che riscontri non è che simpatetica commiserazione. Però il calcetto a cinque si pensa sempre migliore degli altri sport.
Si dimentica così delle risse a colpi di mazza fuori dai palazzetti, di quelle dentro a suon di schiaffi, degli sputi verso il campo, degli striscioni offensivi e perfino di chi dileggia a favor di telecamera i giocatori in campo. Normalissime scene da palazzetto o stadio. Giovenale scriveva in latino: Panem et circenses, non a caso.
Se non cercasse di dipingersi per quello che non è, il calcetto in Italia sarebbe già riuscito a liberarsi dalla prigione del “giovedì sera” ed assurgere a disciplina sportiva rilevante. Si trova in ottima compagnia tuttavia. La pallamano ad esempio, che ha in Conversano la squadra più vincente di sempre, resta praticamente sconosciuta fuori dalla bolla specifica.
A pensarci bene, davvero il futsal italiano vuol diventare rilevante? Dovrebbe affrontare partite con tifoserie che s’insultano, campi ostili, polemiche e controversie. Non basterebbero più poche centinaia di migliaia di euro per vincere qualcosa in una manciata di anni. Non ci sarebbero più solo marchette a raccontare quanto sono bravi i presidenti.
Per affrontare la ribalta, essere al centro dell’attenzione anche di gente che non avete mai conosciuto o visto è necessaria una sovrastruttura culturale che al momento al fuSTal manca totalmente. Ripensate alla polemica per l’eliminazione dalla qualificazione al mondiale per l’Italia di futsal.
È sembrato un dramma nazione eppure non importa a nessuno. Non ne parlano al di fuori di quelli che conoscete in funzione del calcetto, per le vostre frequentazioni social, per merito o demerito di un algoritmo. Se siete fortunati forse, qualche decina di migliaia di persone sanno che s’è giocato un Italia – Spagna, partita ufficiale FIFA di futsal. Forse è questa la condizione che detrime maggiormente la disciplina, non “chi ha fatto palo”.