Premessa. Come nei libri veri, quelli di carta d’una volta.
Quello che state per leggere è semplicemente frutto dell’ingegno di qualcun altro al quale ho aggiunto la pratica del mio vecchio lavoro, quello di editor. Ho letto un testo, l’ho trovato interessante. L’autore è Francesco Milani. Non ho idea di chi sia, però è davvero importante? No. L’ho sistemato come avrei fatto con un romanzo o un racconto breve, con il permesso dell’autore. Come sempre: buona lettura.
Ciao calcio a 5, come stai?
Sei diventato professionistico poi?
Da 30 anni sento parlare di professionismo, 30 sono davvero tanti, all’inizio credevo fosse possibile, davvero. Prima o poi sarebbe arrivato, questo professionismo. Invece no. Ho atteso come accade a Godot. Il passare del tempo m’ha solo donato la consapevolezza del perché non giungesse mai.
Quando ero giovane alla domanda: “che fai nella vita?”, fiero rispondevo: “gioco a calcio a 5”. La domanda successiva era: “Ma una volta smesso?”. Era la risposta successiva a contenere poche certezze. Tuttavia resta sempre la stessa: “Farò l’allenatore o il Direttore sportivo”, ne ero davvero convinto.
Nella mia ignoranza del momento aleggiava questo pensiero. “Non siamo professionisti, lo diventeremo. Alcune cose le facciamo già da professionisti”, pensavo. Ci alleniamo tutti i giorni, viaggiamo una settimana si ed una no. Come i calciatori insomma. Anche il mister c’è tutti i giorni, il direttore c’è tutti i giorni, il team manager c’è tutti i giorni, il preparatore atletico, il preparatore dei portieri, il dirigente, ma anche il fisioterapista c’è tutti i giorni e anche il magazziniere.
Tutti alle dipendenze di quella figura chiamata Presidente. Uno che cerca di trovare soldi ovunque, spinto magari dalla passione ma senza un vero fine. Molto spesso si ritrova spremuto senza una logica e macinato dalla macchina tritacarne del famoso sistema Futsal. La passione ne ha rovinati tanti, troppi.
Quindi pensavo: se uno c’è tutti i giorni, vuol dire che fa questo nella vita o quasi, quindi vuol dire che questa è la sua professione primaria. È già un Professionista. Io ricoprirò uno di questi ruoli, oppure mi dedicherò al settore giovanile. Allenerò i bambini. Cercherò di insegnare e trasmettere loro quelle che è stato offerto a me.
Eppure qualcosa sembrava non collimare. Mostri sacri di questa disciplina, gente che aveva fatto la storia di questo calcio a 5, gente che ne conosce pregi e difetti: si allontanava. Perché, mi chiedevo. Solo dopo ho capito. In quella che poi ho scoperto essere una triste realtà, mancava un dato alla mia analisi, qualcosa che stonava con forza nel coro dei denari: gli stipendi di tutte queste figure dirigenziali e di supporto tecnico.
Vite da professionisti. Stipendi da dilettanti. Quando sei fortunato. Non si tratta di una mera questione economica ma di rispetto per la conoscenza, la professionalità appunto e perfino una questione di dignità. Spiegatemi che senso ha prendere un calciatore di prima squadra che si paga 40/50/60/70/80 mila l’anno e farlo relazionare poi con gente che prende 400/500/600/700 euro, per il medesimo impegno temporale.
Mi sembra ovvio che ci sia qualcosa che non quadra. Non costituirebbe una scelta più sensata investire in un calciatore in meno e con quel denaro investire nell’educazione di una classe dirigenziale che poi si possa definire all’altezza del suo compito. Investire in allenatori dei settori giovanili pronti a formare calciatori che possano però vedere in questo sport il loro FUTURO.
Ecco, così ci si potrebbe definire professionisti. Cioè coloro che esercitano una professione come attività primaria e non dovrebbe essere una condizione limitata a chi scende in campo. Un passato da giocatore certamente aiuta ma sono fondamentali le conoscenze e le competenze per ricoprire altri ruoli.
Ruolo come l’allenatore. C’è il corso allenatori. Numero di iscritti TOT, promossi TUTTI. Da sempre. Non c’è mai stato BOCCIATO. Generalizzando forse troppo, provate a seguire un allenamento di una giovanile e scoprirete che il sistema non funziona. Proprio lì, nei settore giovanile, avete idea di quanto si possa danneggiare il futuro di questa disciplina proprio in quell’ambito sportivo?
D’altronde cosa m’aspetto? Sapete quanto prende un allenatore di un settore giovanile? 200/250 euro. Sempre se gli dice bene. E pure qualificato lo vogliamo. La classe dirigente invece? No qui proprio non c’è nessuna formazione obbligatoria. Tutti possono fare i direttori sportivi.
Anche perché con 5/6/700 euro se ne trovano tantissimi. Anche di bravi. Quanta passione hanno per questo sport, infinita. Poi se non ha competenze c’è sempre il presidente a fare il calciomercato. Come può funzionare così?
Un direttore sportivo, di Serie A, impegnato 6 giorni su 7, H24, può prendere quelle cifre? Ma lo fareste voi? Ho 30 anni di calcio a 5 sulle spalle. Avrò conosciuto 5 direttori sportivi degni di quel titolo. È un peccato perché anche ora c’è gente che lo sa fare ed anche bene. Non faccio nomi per non dimenticare nessuno, ma è un peccato così. Veramente un peccato.
Davvero l’unico problema sono le riforme? Oriundi si oriundi no? Formati si, Formati no. Pima era meglio, prima era peggio. Tutti i commenti legati esclusivamente al risultato sportivo. Se ci fossimo qualificati al mondiale da primi, battendo magari la Spagna facendo un miracolo sportivo “giornaliero” allora sì, la riforma sarebbe stata giusta. OGGI. Magari domani no ma oggi si.
Il risultato sportivo, non può essere l’unico metro a condizionare il giudizio circa il SISTEMA FUTSAL. Da esaminare ci sono altri aspetti e altrettanti sui quali intervenire. Altrimenti ci si limita al solito teatrino nel quale si finge di non vedere. Oggi è fin troppo facile puntare il dito su chi sta cercando di fare, perché da casa è sempre più facile.
Qualcosa di sbagliato c’è stato, sicuramente. Le questioni problematiche di questo movimento, a prescindere dal risultato sportivo, sarebbero rimaste inattaccate. Così come i politici sportivi, di tutti i colori.
Chiudo con un ultimo e quasi penultimo pensiero.
A tutti i ragazzi della nazionale convocati per queste qualificazioni mondiali che si sentono responsabili di una pagina nera dello sport che amiamo. Non vi dovete sentire così perché siamo tutti responsabili di questa disfatta e forse voi lo siete meno di tutti. Animo, coraggio e testa alta. SEMPRE.