I valori dell’Elite

Lo sport agonistico, le competizioni apicali di qualsiasi disciplina sportiva condividono la medesima caratteristica: i risultati non evadono mai i valori assoluti dei singoli partecipanti.

La UEFA Futsal Champions League ovviamente non esula da questo paradigma. La seconda giornata rimette la “chiesa del futsal al centro del villaggio” anche se poi i villaggi sono quattro ed uno di quelli è sul Mar Baltico.

Le momentanee capoliste dei quattro gruppi dell’Elite Round condividono una caratteristica peculiare, sono in qualche modo emanazione di un club di calcio. Se dovessero essere rispettati i pronostici della vigilia, probabilmente almeno due della quattro squadre nella Final Four che assegna la Uefa Futsal Champions League saranno squadre di futsal di grandi club calcistici.

Non una copia bootleg, un marchio preso in prestito, un quasi club. No. Il Barcellona, quello vero, così come il Benfica, lo Sporting Lisbona e l’Anderlecht. Una tendenza quella dei club non italiani ad essere espressione di una forza economica che appartiene ad una scala diversa rispetto a quella in adozione in Italia.

Questa scelta influenza direttamente la riconoscibilità del brand, offrendo anche alla competizione un lustro diverso. In campo non scende il Supermercato Zia Gina Paperopoli oppure il Circolo Canottieri Fantasilandia. La dimensione provinciale di uno sport si sdogana anche così. Riconoscendo che sono necessarie peculiari professionalità per passare dal praticare un hobby retribuito ad esercitare una professione.

Tuttavia spesso l’essere espressione di un grande club è utilizzata dal semplice di turno come ragione per giustificare i fallimenti italiani. Come si spiegano allora il Palma o ancora meglio il Kairat, alla ventesima presenza nella massima competizione continentale per club, quando un club italiano non arriva a vent’anni di vita.

Se non fosse sufficiente l’apparenza più immediata a segnare la voragine tra il futsal e il calcio a 5, provate ad osservare bene le partite. Lampante è la dimensione superiore dell’agonismo, la vertiginosa velocità, la completa assenza di “quasi atleti”.

La UEFA Futsal Champions League è uno specchio nel quale il calcio a 5 italiano si riflette e scopre che non è il più bello del reame e forse non lo è mai stato, nemmeno quando vinceva.

Non è uno specchio che a comando incensa, loda e sbrodola. Piuttosto è una severa maestra, come quelle d’un tempo che fu ad ogni errore ti bacchettano. Non ti dicono mai bravo e anzi ti fanno notare senza la mediazione della pietas, le mancanze.

Certi alunni però non vogliono imparare, preferiscono restare seduti all’ultimo banco a chiacchierare tra di loro, a ripetersi quanto siano bravi lì nell’ultima fila. I migliori tra gli ultimi.

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