La Coppa del Mondo, di cricket

Domenica scorsa, un intero paese, letteralmente 1,8 miliardi di persone, erano pronte a festeggiare la vittoria della Coppa del Mondo. Il cricket in India non è solo lo sport più seguito è anche una fede trasversale che attraversa credi religiosi e caste.

Dalle due e mezza del pomeriggio alle dieci di sera di domenica oltre 90mila persone hanno affollato lo stadio del cricket di Ahmedabad, nello stato indiano del Gujarat, per seguire la finale tra India e Australia.

Da dodici anni l’India non vince la Coppa del Mondo e arriva alla finale da imbattuta. Un intero paese aspetta di fermarsi per giorni a festeggiare. Dai pescatori con le barche in secca sugli arenili, alle botteghe di strada piene di gente assiepata intorno al monitor di un computer portatile, anche di fortuna. Tutti letteralmente tutti, s’aspettano di vedere lo storico capitano, l’amatissimo Virat Kohli alzare il trofeo al cielo.

Non accade. L’Australia gioca la partita perfetta, quella che con molta retorica si definirebbe “della vita”. Tanto straordinaria la prestazione che nella patria dei canguri si annovera questa partita come tra gli storici successi dell’intero panorama sportivo australiano.

“Il silenzio di 92.453 persone può essere qualcosa di eccezionale” ha scritto l’inviato inglese del Guardian ad Ahmedabad. Perché forse in questa breve storia di sport conosciutissimi altrove, con miliardi di spettatori, è in quel silenzio.

Nel coinvolgimento emotivo di quelle nazionali che rappresentano nazioni, ma non nell’accezione politica del termine, ad un livello più profondo, tribale. Così gli sport, le discipline sportive diventano movimenti, anche politici.

Gli sport sono l’espressione spesso più lucida del successo d’una nazione, l’espressione del suo orgoglio. La diffusione però risiede e richiede radici più profonde. Spesso è pratica anche occasionale che tutti in qualche momento della vita hanno vissuto.

Tutti o quasi in Italia, abbiamo tirato in qualche modo, con risultati differenti, un calcio ad un pallone. Così come in India si gioca a cricket anche per strada. Allora perché il calcetto, calcio a 5, futsal e perfino il fuSTal non è noto, praticato, venerato nell’italico paese.

L’insuccesso del calcio a 5 come sport, di massa in Italia forse non è “colpa” della disciplina, né di chi la pratica ma di chi la dirige.

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