Isgrò avrebbe giocato?

Il sito web della divisione calcio a 5, in un brevissimo articolo, munifica gli effetti sulla nazionale della riforma Bergamini. Il complesso di norme che regolano l’eleggibilità e qualificano lo stato dei giocatori formati e non formati. Uno dei siti web specializzati e più critici verso la governance del calcio a 5, risponde a quelle poche righe con una lunga dissertazione.

Un mirabile wall of text. Nel quale si snocciolano percentuali e statistiche a confutare la tesi governativa. Per quanto sia sempre molto interessato ai risvolti fattuali e numerici di questa disciplina credo sia opportuno questa volta aggiungere un livello semantico a questa conversazione circa la Riforma Bergamini.

Come? Attraverso una semplice domanda.
Isgrò avrebbe giocato senza la Riforma Bergamini? Attenzione le risposte possibili, per quanto banali aprono ad uno scenario tutt’altro che scontato.

Nota a margine, il ragazzo è un semplice nome preso ad esempio, avrei potuto usare un nome di fantasia ma nel calcetto la fantasia non è al potere e quando c’è stata voleva portare il movimento sulla luna. Fine nota a margine.

Si. La risposta affermativa comporta l’accettazione del fatto che il laterale in forza all’Olimpus Roma avrebbe giocato, con il medesimo minutaggio, in virtù delle sue abilità tecniche e tattiche a prescindere dalla Riforma Bergamini. Tale riforma sarebbe quindi inutile.

No. Isgrò in una Serie A di futsal maschile con regole diverse e stranieri liberi non avrebbe mai giocato. Se ne deduce da questa considerazione che l’atleta viene schierato per una ragione che prescinde la sua abilità tecnica e tattica. Questo di fatto rende la riforma bergamini inutile perché influenza una scelta sportiva attraverso una motivazione legislativa.

È quella che gli anglosassoni chiamano una No Win Situation, oppure gli amanti di Star Trek la definirebbero un “Test della Kobayashi Maru”. Non è possibile uscire vincitori, con una scelta qualsiasi da uno scenario che non ne prevede. In tutti gli ambiti della vita, le scelte per risultare di successo devono comportare una convenienza alle parti coinvolte.

Qual è esattamente la convenienza della Riforma Bergamini per il movimento del calcio a 5 italiano? Può una sola norma, la coercizione dei formati, modificare un intero mercato? Credere che sia possibile è un po’ come essere convinti che l’apposizione di un balzello su un prodotto ne limiti la diffusione. No, lo rende semplicemente più costoso e disponibile in quantità ridotta.

Il dado della riforma è ormai tratto, finirà di rotolare oltre il Rubicone tra meno di un anno, quando le norme draconiane vedranno il loro definitivo compimento. Gli unici ad avere un potere di controllo attraverso il voto, sono i presidenti della società di calcio a 5.

Tuttavia a parte una iniziale levata di scudi, si sono regolarmente iscritti al campionato, ratificato iscrizioni alla Champions e navigato come sempre verso i soliti trofei nazionali. Perché sperare di concorrere per la Champions senza l’apporto massiccio di talento straniero è una utopia che nemmeno il Leviatano avrebbe il coraggio di proporre.

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