Worlds – Finals 2023

Diciannove novembre. Corea del Sud. Worlds 23. Non dovrebbe essere possibile anche solo immaginare che il maggior evento videoludico dell’anno venga disputato nel paese del dittatore Kim Jong-un. Genericamente quindi, ci si riferisce alla Corea come se ne esistesse solo una.

Quella stessa domenica 19, nelle sale cinematografiche italiane della catena The Space verranno proiettati gli incontri del Worlds di League of Legends. Esattamente quello che è accaduto in passato per le partite di calcio. Le partite di un videogame. Oddio non uno qualunque.

Una di queste sale è casualmente molto vicina alla mia attuale posizione geografica. Scettico ho pensato: “Dai chi va al cinema in Italia a vedere i “Worlds” quando posso vederli da casa e anche gratis?”. La risposta con mia grande sorpresa è: tutti.

Quando ho provato prenotare il biglietto al costo di quasi 14 euro mi sono sorpreso a trovare la sala praticamente esaurita. Davvero ero sorpreso? No. Perchè se Riot Italia si muove con una iniziativa del genere ha probabilmente delle ricerche di mercato che spiegano come l’operazione sia anche remunerativa oltre che un efficace veicolo pubblicitario.

League of Legends è oggi, più di un videogioco. I suoi atleti sono star internazionali estramamente ben pagate. Il suo giro d’affari lo posiziona economicamente al di sopra di molte leghe sportive tradizionali. Tuttavia in Italia, soprattutto nell’ambiente degli sport minori si continua ad ignorare la vera minaccia dell’intrattenimento sportivo: gli esports.

Il futsal italiano che fatica a riempire gli spalti dei palazzetti con qualcosa di più di un pugno di appassionati e una spruzzata di familiari è lontano eoni dalle prospettive di crescita e d’interesse degli esport. Eppure solo dieci anni fa, questa disciplina digitale non era che un piccolo movimento di nicchia.

Sebbene gli esports continuino ad impartire lezioni di marketing, sviluppo e programmazione perfino al calcio professionistico, quelli che davvero avrebbero bisogno di studiare il fenomeno preferiscono fissarsi l’ombelico come se questo fosse il centro del mondo.

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