Coppa della Divisione. Una società di calcio a cinque di Perugia, Umbria, Italia per quelli a corto di lezioni di geografia, partecipa come da regolamento alla manifestazione quest’anno indirizzata agli under 23. Campagna reclutamento in estate, finalizzata anche alla disputa del campionato nazionale under 19.
Quattro partite e termina l’esperienza della Gadtch. Ventotto reti al passivo, una media di 7 reti subite, xG degli avversari fuori scala. Probante come avventura sportiva? Probabilmente no. Metà della rosa riconsegna il materiale sportivo. Costringendo così di fatto la società perugina a rinunciare obtorto collo alla competizione under 19. Sanzione di seimila euro comminata alla Gadtch come da regolamento.
Potrebbe essere la fine d’una storia breve e triste, di calcetto. Forse però potrebbe essere il punto d’inizio per una riflessione circa le difficoltà delle società sul territorio che si scontrano con una realtà molto diversa da quella che si racconta nelle nuove stanze di viale Tiziano.
Quando abbandonano 6 giocatori della rosa, la metà del roster, una riflessione è d’obbligo a tutti i livelli. Non solo per l’aggravio economico causato dalla multa e il detrimento sportivo susseguente. Non si possono indicare responsabilità verso una società sportiva dilettantistica che ha tentato di realizzare un progetto sportivo giovanile ma che ha trovato un territorio praticamente impermeabile alla sua proposta.
Forse perché la proposta cade dall’alto, in un approccio Top-Down che è l’esatto opposto di quello Down-Top che dovrebbe essere promosso in una disciplina emergente o che cerca di emergere. Probabilmente è nella percezione che il futsal italiano ha di se stesso nei suoi quadri dirigenziali, risiede il problema principale.
In quella che Marco Bellinazzo, giornalista del Sole 24 ore, descriverebbe come “un arrabattarsi nel procacciarsi vantaggi… e scambi di favori, rinunciando a promuovere investimenti funzionali ad una crescita industriale dell’intero movimento. È stata questa approssimazione manageriale…”
Proseguo io: “a creare questa condizione.” Di perenne sperimentazione, anche normativa. Di un movimentismo che è circolare nella sua utopia di uno disciplina che esiste per volontà emotiva di alcuni forti contributori economici che dal vertice sostengono l’intera struttura anche politico-sportiva.
Se una lezione possiamo trarre da questa Coppa della Divisione e dalla vicenda del Gadtch è proprio questa: così li fate smettere. Perché nessuno si diverte a perdere, ad essere preso a pallonate. Ma non solo quando hai meno di 23 anni, proprio mai.
Preparati. Anche quest’anno sono sicuro al 100% che l’articolo sarà attuale. Ho visto di nuovo società che faranno la coppa divisione con gente non pronta. Un esempio che da amante di questo sport mi ha fatto incazzare non poco è una società dell’emilia che aveva un under 21, che seppur ha fatto un campionato sottotono, poteva fungere da buon calderone per la coppa divisione di quest’anno e dalla cui prendere ragazzi che almeno hanno assaporato un minimo di futsal. E invece l’ha eliminata tutta per far posto ad una u19 nazionale con gente tecnicamente indietro (sai bene che al 99% vengono i delusi del calcio), che conoscono 0 questo sport e che alla prima di coppa divisione prenderanno almeno 20 gol. La formula della coppa divisione è discutibile, ma fare di tutto per arrivarci male è da masochisti