Caffè Corretto – Ma facciamolo un ricorso

Non si sono fatti attendere. Sicuri come la morte e le tasse. Il primo ricorso in Serie A di futsal maschile sarà presto depositato. L’Active Network completerà l’iter per un ricorso avverso all’esito dell’incontro per la presunta posizione irregolare di Turmena, che avrebbe dovuto scontare una delle due giornate di squalifica maturate nella precedente Coppa Divisione, ma in campo al PalaCatania nelle file della Meta.

Lo sport dei ricorsi avvia parallelamente la sua stagione. Non che sia scorretto far valere le proprie ragioni o che si debba permettere di aggirarle. Stupisce molto che questo turbinio di ricorsi affligga perennemente le classifiche delle divisioni nazionali del futsal italiano. Potrebbe esserci un secondo caso, in arrivo. Un ricorso che potrebbe viaggiare sulla direttrice della via Emilia.

Com’è possibile che al netto di distinte elettroniche, pannelli più o meno digitali, continui ad essere abbastanza diffusa non se non una ignoranza regolamentare quantomeno una leggerezza ascetica negli adempimenti normativi? Diventa così uno sport dove l’inadempienza avrà sempre preminenza sul risultato sportivo.

Il Brasile ha vinto la sua settima Copa America in altrettante partecipazioni. Se qualcuno se n’è stupito non ha mai osservato con attenzione la povertà tecnica delle nazionali sudamericane nel calcio con la sola eccezione saltuaria della Colombia. In attesa di un Mondiale FIFA femminile che permetta davvero di assegnare un titolo di campione del mondo, al momento nel futsal femminile si può sperare al massimo in una Finalissima. Così da mettere a confronto almeno le due vincitrici degli unici tornei ufficiali per le donne, quelli continentali.

La stagione del futsal casereccio è ormai completamente avviata, con il ritorno nel Bel Paese delle giocatrici della nazionale brasiliana ecco che anche il campionato di serie a femminile avrà tutte le sue protagoniste. Confido ovviamente come sempre di qualche giovane, forza emergente. Di qualche nuovo talento che possa aiutare a traghettare tecnicamente il movimento verso una nuova era.

Dimenticavo, quasi. Sono approdati su questa linea laterale, nuovi contributi. Si espanderanno con altre novità perché in fondo c’è spazio sempre per altre voci. Sguardi e riflessioni in un calcetto che si guarda troppo allo specchio trovandosi bellissimo, sempre. Come la prima volta. L’idea di condividerlo questo spazio è maturata così mi come accade spesso dopo una lettura, di quelle che capitano per caso e che riporto integralmente:

“Noi non volevamo iscriverci all’albo, scrivere sui grandi giornali, vantarci a cena con amici e parenti di essere giornalisti. Noi volevamo, più di tutto, fare Contrasti. Il “giornalismo” come artigianato e come esperienza collettiva, umana. Contrasti era il sogno e l’orgoglio della nostra vita, non solo il percorso ma anche la meta.”

Parte di un più complesso e strutturato che vi invito a recuperare se non l’avete letta, qui.
Non ho l’animo del cinese redazionale. Dei trenta articoli tutti uguali presi a caso da altri. Forse più l’animo nero di chi trova qualcosa d’interessante e vorrebbe condividerla con altri, qualcosa tipo: “guarda qui, fichissimo ed è interessantissimo”.

“…pseudo-lettori isterici e fanatici che davano sfogo su piattaforme virtuali a tutte le proprie frustrazioni esistenziali. A questi noi non dobbiamo proprio nulla, così come a milioni di analfabeti di ritorno (ma pure di andata) che sbraitano, insultano, magari condividono anche ma senza neppure la briga di aprire gli articoli, commentandone solo le didascalie. Gente che non ha la minima idea di chi siamo, da dove veniamo, come lavoriamo. Non è per loro che abbiamo fondato Contrasti, e a loro nemmeno ci rivolgiamo…”

Di questo dovrebbero fare un manifesto. C’è un problema che quei milioni di analfabeti d’andata e di ritorno, appunto non sanno comprendere un testo complesso ignari anche della loro deficienza intellettiva. La lettura di queste pagine è destinata a quelli che pur con la nostalgia del cuscino da stadio da mettere sugli spalti di nudo cemento non disdegnano l’idea d’indossare un visore per la realtà virtuale e vedere River – Boca come allo stadio ma dal divano di casa.

Sono quelli che macinano chilometri, superando gli ostacoli. Quelli che il 5 maggio non è solo una poesia anzi lo è ma molto molto in secondo piano. Sono quelli che sanno benissimo che “chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”.

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