Dal calcetto al padel

C’è stato un momento storico, quello aggrappato al calcetto nei circoli romani, nel quale la base della disciplina e il suo vertice erano contigui. Nel tempo però con una sorta di mal riposto snobismo quel calcetto in Italia è diventato futsal e ha tenuto a manifestare con orgoglio la differenza tra quelle che sono in effetti, due facce della stessa medaglia.

In quella enorme voragine che negli anni s’è aperta tra una base che ignorava addirittura l’esistenza del suo vertice s’è inserito il padel. Più conveniente per i gestori degli impianti ricreativi privati. Paradossalmente più abile nel creare una base di appassionati. Quelli che per spirito d’imitazione si sono legati al vertice professionistico.

Non solo per il padel la crisi economica sembra non esserci, ma la sua base di praticanti continua ad allagarsi. Per la natura stessa della disciplina forse. Tanto da sostituire ormai anche nell’immaginario popolare il calcetto del giovedì sera.


Lo spirito d’imitazione, quell’aspetto psicologico che lega lo spettatore al praticante professionista è forte nel padel. Tanto da garantirgli il successo planetario di cui gode in questo momento in una demografia che seppur non giovanissima è capace di generare ricavi.

Per il calcio a 5 il passato è un ricordo nostalgico, di un quando eravamo giovani perché oggi come allora entrando in un qualsiasi bar nessuno parla di chi ha vinto la Supercoppa di Leini a patto ovviamente di sapere anche dove si trova la cittadina piemontese.

Fino a quando le responsabilità della mancata crescita del futsal in Italia e della sua attuale decrescita verranno attribuiti a fattori macroeconomici piuttosto che alle responsabilità di un sistema che guarda solo alla prossima elezione o al prossimo trofeo da alzare, il calcetto resterà impantanato negli umori dei presidenti del momento e profondamente indebitato con i suoi praticanti.

Cercare di regolamentare un mercato ed un prodotto che non sono né un mercato né un prodotto e quantomeno sciocco. Le regolamentazioni sono necessarie quando i profitti superano le perdite, nel futsal i profitti semplicemente: non esistono.

Perché non esiste il legame emotivo tra il prodotto e il suo fruitore, oppure davvero pensate che la Apple faccia i migliori computer del pianeta o i migliori smartphone? Il padel l’ha creato. Ha generato l’impressione nel praticante occasionale di poter essere un giorno quel giocatore anche solo in potenza. Il calcio a 5 ha perso quell’occasione quando ha preferito emarginare il calcetto.

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