Spagna, vittoria di misura

L’Italia di futsal maschile affronta in trasferta una Spagna decisa a staccare il biglietto diretto per la kermesse mondiale di futsal, arrivando prima nel suo girone. Non ha vita facile però contro una squadra azzurra che capitola solo a 4 minuti dalla fine grazie ad una conclusione ravvicinata di Raul Campos che infila il pallone tra le gambe dell’estremo difensore azzurro in uscita.

“Queste due partite ci lasciano la consapevolezza che siamo una buona squadra, che possiamo competere con chiunque, adattandoci agli avversari, sfruttando le abilità individuali e collettive. Le due gare con la Repubblica Ceca saranno diverse, dobbiamo cercare intanto di fare punti in casa, che è la nostra forza e poi strappare punti fuori, per tenerci in corsa e continuare a vivere il sogno”.

Massimiliano Bellarte CT Nazionale Italiana Maschile Futsal

Certo i 33 tiri in porta della Spagna mostrano una imprecisione sotto rete che fa il paio con la tenace tenuta difensiva degli azzurri. Abbiamo tirato in porta 1/3 delle volte della Roja mostrando una simile percentuale degli spagnoli nel centrare lo specchio della porta. Se però con 12 tiri in porta di cui 5 nello specchio, gli azzurri sono “competitivi” possono definirsi competitivi anche i ragazzi della Repubblica Ceca? Già perché in Repubblica Ceca vs Spagna, i ragazzi di Praga hanno tirato in porta 17 volte mettendone 6 nello specchio della porta avversaria. Competere con chiunque certo, batterli, quello forse è un po’ più complesso.

La competitività spesso nello sport è stranamente soggettiva. Oltre ai numeri in una disciplina come il futsal, a livello di competizioni per nazionali contano le legislazioni. Già il potere politico. In Italia per naturalizzare un giocatore è necessario che abbia un avo, anche uno scovato per caso al cimitero. Altrove, in quelle lande a cavallo tra zone ricche di depositi di materie rare e dimenticati stock d’armamenti sovietici, legislatori entusiasti del futsal naturalizzano giocatori che non saprebbero trovare la loro nuova nazione nemmeno su Google.

Vi siete mai chiesti come fanno Georgia, Romania e Azerbaijan a lottare per un posto al prossimo mondiale di futsal, così all’improvviso? Tutte e tre, non sono le sole, giocano a futsal a ritmo di samba. Controllate pure i tabellini delle partite di questa fase Elite. Prego.

Alla FIFA non importa come siete diventati cittadini di un paese, quali sono le regole interne di uno stato che regolano l’eleggibilità per una squadra nazionale, importa quello che la federazione iscrive nel suo registro. L’Italia di futsal così si trova a partecipare ad una competizione dalle regole d’accesso particolarmente mutevoli, quasi regionali. Rischiando così di trovarsi ad affrontare tanti piccoli “brasile”, rigorosamente con la lettera minuscola, con potenzialmente più talento di quello che è in grado di produrre o reperire sul territorio della penisola.

Ricordate quando l’Italia schierava solo oriundi? Hanno imparato a farlo anche a Baku e a Tiblisi. Giochiamo su un tavolo truccato con regole tutte nostre che gli altri non rispettano. Bucarest oggi non è lontana come sembra. Senza dimenticare che la Francia arriva, di corsa.

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