Ci sono voluti sei lunghi giorni per metabolizzare l’idea. Il dodici maggio scorso ho visto Maite disputare la sua ultima partita della sua carriera. Non potrò più sentirla giocare. Com’è che accade sempre? La perdita la percepiamo forte non quando accade ma quando realizziamo il vuoto che ci lascia.
Maite Garcia è quel genere di giocatore che ha dato lustro alla disciplina del futsal femminile con quella garra che spesso s’attribuisce ai giocatori uruguaiani e l’intelligenza tattica della sua Spagna. L’aver vinto tanto con uno dei iberici club più prestigiosi, l’essere stato il capitano del Burela, non l’ha mai resa meno competitiva.
Termina così la carriera agonistica d’un giocatore, sì al maschile, che a guardarlo giocare m’ha sempre ricordato Didier Deschamps ma ad ascoltarla giocare era come se l’intera curva del San Lorenzo si fosse impossessata di lei.
Il suo esordio in prima divisione risale al 2008, dentro a questi quindici anni ci sono tantissimi trofei. Osservarla soltanto in azione sul campo, vi avrebbe lasciato con una immagine parziale dell’immensa atleta e agonistica che è stata Maite Garcia De La Montana. Una capace di esordire a soli vent’anni con la maglia della Roja.
Ascoltarla è stata un’esperienza totalmente coinvolgente. Maite s’è sempre lasciata assorbire dalla partita senza mai perdere il controllo del suo significato e dei suoi momenti. S’imparava più da quel fiume di parole, non tutte connotate nello spettro della raffinata dialettica, che ad ascoltare infiniti clinic oppure a prestare l’orecchio ai tromboni di tribuna. Era come osservare qualcuno raccontarti il futuro solo qualche istante prima che accadesse davanti ai tuoi occhi.
Ha amato questo sport. Per la ragione più pura di tutte: “mi divertivo”. Trentacinque anni sono quell’età in cui anche la maturità agonistica è passata da un po’ e i sacrifici anche quelli per amore diventano difficili da sostenere.
Apre così un capitolo nuovo della sua vita. Al lavoro nella catena logistica di una grande catena di supermercati, nella cittadina dalla quale è iniziato tutto. Mi mancherà, come è giusto che sia, la donna più del giocatore.