Caffè Corretto – Figli d’un progetto

Portogallo 6
Spagna 2
Finale Campionato Europeo Under 19 – 2023

Sotto di due reti, l’under 19 di futsal maschile portoghese ribalta letteralmente i pari età spagnoli. In una competizione nella quale sono tutti uguali, tranne ovviamente Lucio Rocha, quello con indosso la maglia numero sette del Portogallo. Il numero reso magico da Cristiano Ronaldo, più della 10 di Eusebio.

Dieci anni fa, Lucio Rocha aveva 9 anni. Quando la FPF, la federcalcio portoghese, varò un programma d’ampio respiro per lo sviluppo della disciplina sportiva in tutto il paese. Di recente anche la UEFA attraverso una fitta campagna stampa ha celebrato i successi di una nazionale portoghese che non soltanto nel calcio ma anche nel futsal ha mietuto importanti trofei.

L’Italia sceglie ancora d’affidarsi all’attesa di un messia dotato di poteri taumaturgici. Capace con la sola imposizione delle mani di togliere anche le macchie d’unto dalle cravatte. In fondo lo fa anche il calcio ad 11. Arriva Spalletti e con la Macedonia del Nord, si pareggia, un miglioramento rispetto all’era Mancini, quando c’eravamo fatti battere. Vero? No.

Immaginate che un programma simile a quello lusitano fosse varato oggi e attivato domani dalla Federazione Giuoco Calcio, la LND e la Divisione Calcio a 5, prima del 2033 non né vedremmo i risultati. A patto che non s’inciampi nella burocrazia sportiva italiana, nei veti incrociati dei vari poteri politici e nella litania: “questo è impossibile applicarlo in Italia“.

A riflettere sulla situazione attuale del calcetto a cinque, appare chiaro quanto sia più semplice e più prestigioso acquisire le prestazioni sportive di un 42enne, che appunto dieci anni fa era un grande calciatore. Un gesto coraggioso sarebbe ammettere che il presente del calcio a 5 italiano è estremamente più importante del suo futuro, del quale probabilmente molti presidenti di club attuali, non faranno parte.

Nemmeno una della squadre di Serie A maschile, di futsal, che esistevano dieci anni fa, esistono ancora oggi. Zero.

Il futuro? Non importa a nessuno del futuro. È una questione lontana, fumosa, aleatoria. Se non ci sarai tra dieci anni perché ti dovrebbe importare? Un grazie ragazzi e via così. Perché quando la preoccupazione è la sopravvivenza, come pagare il prossimo viaggio in trasferta, lo “sponsorino” che ti abbandona, il domani è più una minaccia che una prospettiva.

A Poreč è andata in scena una finale alla quale qualsiasi agonista vorrebbe prendere parte. Se c’è qualcosa però che da spettatore ha colpito la mia attenzione non è tanto la cifra tecnica delle due squadre, quanto la tenuta mentale, la rabbia agonistica, la strafottenza (swag) degli atleti portoghesi.

Sotto di due? Non c’è problema: vi veniamo a prendere.
Se penso all’Italia di calcio femminile che sparisce dopo un gol con la Svezia e si dilegua dopo un gol del Sudafrica, mi prende uno sconforto sportivo sconfinato.
Non è una questione di talento, ma di addestramento. Di ragazzi ai quali viene chiesto di vincere, non di partecipare a quello ci pensano l’Italia, la Slovenia e la Finlandia. Ragazzi che se restano schiacciati dal peso delle aspettative e responsabilità viene detto che probabilmente questo non è il loro sport, non è il mestiere adatto a loro.

Grazie Lucio Rocha. Per aver ricordato che il talento del giocatore si alleva insieme all’uomo che lo contiene. Che quando sei sotto di due gol, anche in una finale, non è davvero finita, vero Ersilia? Per aver mostrato a tutti che la serietà del lavoro paga, che esistono i progetti quelli veri, che puoi leggere e consultare a patto di non essere un analfabeta di ritorno.

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