Tempo di raduni, per il futsal italiano. Momento della stagione nel quale gli acquisti sono sempre “colpi di mercato”. Parentesi che permette a tutti di sognare di vincere ed è possibile raggiungere qualsiasi risultato almeno sulla carta. Il futsal quello vero, giocato s’è già però mosso, con i preliminari della UEFA Champions League maschile. Non dovrei sentire il bisogno di specificarlo, poiché una competizione al femminile non esiste.
Si riparte per una stagione e varrebbe la pena analizzare alcuni numeri di quelle appena passate. Non nel loro valore assoluto. Diamo una sbirciata agli ascolti su Sky Sport del futsal che hanno iniziato a fare capolino. Petrarca Padova – Sandro Abate, 24 settembre 2022: 647 spettatori di media. Seicento quarantasette. Non è un valore né alto né basso, ma relativo ad esempio, al denaro investito per lo spettacolo trasmesso.
Non parlo solo dei mezzi tecnici audiovisivi. Quanto è costata la prestazione sportiva delle due singole squadre in quel singolo evento? La resa di un contenuto si misura anche sottraendo il costo dei protagonisti e dei figuranti, alla resa effettiva in termini di passaggi pubblicitari.
Discorso che non cambia per i 33213 spettatori che il 23 giugno 2022 hanno guardato gara 2 finale scudetto tra Pesaro e Eboli. Se quel numero rappresenta l’apice d’attenzione capitalizzato dal movimento e da quel numero che bisogno ripartire. Da quei trentatremila. Senza lanciarsi in sperticate lodi di folle oceaniche che affollano le sale scommesse per guardarsi gratis la partita o comprano un “pezzotto” solo per guardare illegalmente il futsal.
I numeri sono neutri per natura, diventano “buoni” o “cattivi” in relazione al confronto a cui vengono sottoposti o all’uso che se ne fa. Se si millanta che i passaggi sui canali Sky Sport generino un interesse negli sponsor ad esempio, se ne fa un pessimo uso. Perché? Otterreste più passaggi ad un costo inferiore ed ad un pubblico geograficamente e demograficamente più interessante con una cartellonistica cittadina.
Fossero anche centomila spettatori a partita, i numeri che ha registrato di media ad esempio, la scorsa stagione in chiaro e su La7 l’unica partita in diretta della Serie A femminile di calcio, si tratta di numeri che riflettono un interesse tale da aver fatto virare l’emittente di Urbano Cairo verso le dirette della Saudi League.
Quei numeri sono tipici di un mercato estremamente di nicchia. L’essere limitati nella quantità di spettatori rende il mercato estremamente vivace. Più la community è piccola più è facile mobilitarla e tenerla “ingaggiata” ai contenuti.
Già. I contenuti. Eccolo il vero problema del futsal italiano. La quantità e la qualità dei contenuti.
In uno slancio semplificativo, nel futsal italiano non ci sono abbastanza avvenimenti capaci di mantenere alta l’attenzione della community. Di quelli capaci di generare una risposta emotiva tale da espandere il “reach” oltre i fans abituali. Non ci sono controversie, non ci sono poli d’attrazione che si contrappongono e quindi prevale l’effetto narcotico.
La narcolessia è generata da una narrativa senza contrasti. Si sceglie di non raccontare quelle storie che potrebbero generare interesse proprio perché di rottura. Volete un esempio? Eccolo. Ricordate lo scorso anno la vicenda che vide il Napoli futsal opporsi al trasferimento di un suo atleta in Spagna? Yepes Balsalobre, meglio conosciuto come Alex, dalla Sandro Abate alla Liga spagnola di futsal senza che il club italiano possa opporsi al trasferimento. L’Italia è penisola del futsal dei dilettanti in un mondo di professionisti. Eccovi anche il titolo.
Avete mai ficcanasato nelle sentenze della Commissione Accordi Economici della LND? Perché non raccontare di uno sport che millanta un credito mentre è spesso in debito? Per quanto sarebbe meraviglioso poter raccontare solo storie edificanti e di rivalsa, senza il lato oscuro le belle storie spendono meno.