A rivederla tutto d’un fiato mentre si consuma l’ennesima birra sotto una insopportabile canicola agostana sono riuscito ad intravedere quell’angolo di Ted Lasso che non avevo notato la prima volta. Forse troppo impegnato a trovare le similitudini con altri prodotti d’intrattenimento sportivo mande in USA, da Major League fino a Moneyball.
Ted Lasso è una serie tv che parla di calcio, senza essere una serie tv sul calcio. Un fenomeno di costume POP perché le sue caratteristiche sono quelle d’una favola dove però niente va mai bene come dovrebbe.
A guardarla una seconda volta si notano tutti quei dettagli che quando sei un nerd del calcio non puoi non notare. Non importa quanti stereotipi vengano utilizzati anche sono per strappare una innocente risata. C’è un momento esatto nella terza e ultima stagione quando da spettatore puoi accorgerti che è arrivato il momento di chiudere quest’arco narrativo. Quando la parodia rischia di inficiare i mille temi che con la leggerezza di una commedia, Ted Lasso ha portato sugli schermi di milioni di spettatori, quello è il tempo di chiudere.
Una idea di un gruppo d’autori della NBC, National Broadcasting Company. Gli autori europei sono seduti su storie come quella da sempre, da quando è stato inventato il carattere mobile e in Italia, tutto quelli che sono riusciti a sfornare è “Ho sposato un calciatore”.
Che a raccontare il nostro sport, quello della Vecchia Europa, arrivino dalla parte sbagliata dell’Oceano Atlantico deve far riflettere sulla incapacità d’innovare che questa parte del mondo sembra aver accettato come ineluttabile.
AFC Richmond è la nostra squadra, perché era in FIFA e sarà in FC24. Perché non c’è nessuno posto come casa ma non ci sono nemmeno tanti posti come Richmond. Perché abbiamo bisogno delle favole, quelle dove i mostri alla fine perdono.