Estefania e le lacrime

L’Argentina femminile non è certo una delle nazionali di calcio da battere. Occupa il ventottesimo posto del ranking mondiale incastrata tra Repubblica Ceca e Finlandia. Ma quella è l’albiceleste e non importa che siano donne ad indossare quella camiseta.

La Svezia è schierata a metà campo mentre suona l’inno argentino, pronte a schiantare le avversarie. Mentre le telecamera inquadra le ragazze argentine allineate che cantano l’inno una di loro piange, discretamente, è Estefania Banini. Probabilmente il giocatore donna più talentuoso di sempre ad aver indossato la maglia dell’albiceleste.

Quella è la sua ultima partita con la nazionale. Fino al 2019 di quella nazionale era il capitano e indossava la maglia numero 10. Quella che da quelle parti è un indumento sacro, una sorta di sindone calcistica e il vello d’oro, l’unico anello e anche il mantello di superman, tutti insieme. Ma in quel duemila diciannove l’Argentina esce dalla competizione iridata nella fase a gironi.

Il gruppo e lo staff tecnico addossano ogni responsabilità alla Banini. Rea di non contribuire alla crescita del calcio femminile. Dimenticando colpevolmente che senza Estefania in campo l’albiceleste aveva fallito due qualificazioni consecutive. Ma il campo non mente mai. Per mille cento sedici giorni l’Argentina femminile inanella prestazioni che vanno dal ridicolo all’imbarazzante.

La Banini viene convocata di nuovo. Per aiutare la squadra a raggiungere il suo secondo mondiale di fila (il quarto su nove edizioni ndr). Lei a testa alta risponde presente e torna in rosa, perché l’orgoglio argentino per la nazionale di calcio non lo puoi spiegare, solo provare a rispettarlo. Non indossa più la maglia numero dieci. Quella aveva un senso solo con la fascia di capitano al braccio.

Novanta minuti e la sua storia d’amore per quella maglia terminerà sul campo, senza davvero finire mai. Forse quelle compostissime lacrime non raccontano abbastanza del dolore che ti strappa via il cuore perché per una volta hai creduto in qualcosa e quella t’è stata portata via. Da quelli che hanno paura che la luce di cui splendi li lasci nell’ombra. Incapaci di comprendere che al contrario quella luce li rende liberi di splendere a loro volta.

Estafania Banini è il capitano. Il mio capitano.

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