Da anni gli esports godono di un successo di pubblico e praticanti. Questa popolarità è in parte frutto del lavoro di alcuni professionisti che mai prima erano stati impiegati in ambito sportivo più classico.
Gli sceneggiatori.
Per anni impiegati dalla Riot, un gruppo di autori ha letteralmente messo in scena almeno fino al 2018 nell’ombra, l’intero spettacolo dei Worlds. Per quelli poco familiari con la scena degli esports e di League of Legends, i Worlds sono i “mondiali” di LoL solo che si disputano ogni anno.
Proprio nel duemiladiciotto, la Riot sceglie di pubblicare stralci della sceneggiatura di quell’evento, a Worlds terminati. Non si tratta ovviamente di gare truccate oppure di risultati combinati. La Riot ha mutuato semplicemente e genialmente una prassi consolidata nella WWF, il wrestling insomma.
Invece di lasciare le linee narrative dell’evento all’improvvisazione, alla gestione delle squadre o al caso, un gruppo di scrittori, realizza una sceneggiatura che sfrutti al meglio la narrativa a disposizione.
In termini di rivalità, di partite importanti e nemmeno le controversie vengono abbandonate a se stesse. Gli sceneggiatori sono chiamati anche ad adattare in corsa uno script. Sebbene sia possibile ipotizzare in ambito sportivo con una discreta probabilità le possibilità di successo delle squadre, l’imprevedibilità è appunto imprevedibile.
La sceneggiatura ha cosi molte annotazioni a mano, cambiamenti a penna, perfino qualche disegno ed emoji. Mantengono però la loro funzione originale, garantire il massimo spettacolo possibile.
Una lezione che dovrebbero mutuare anche gli sport minori, quelli tradizionali. Spesso ingessati in una tradizione che non è rito ma pigrizia intellettuale. La Kings League di Piquè fa esattamente questo, implementa una sceneggiatura e addirittura una coreografia.
Le discipline sportive che non s’adattato alla loro nuova natura di puro intrattenimento sono destinate a barcamenarsi nell’oblio degli irrilevanti. In una affollata compagnia per quanto ingenerosa.
Il rischio di non controllare la narrativa di una disciplina espone i suoi organizzatori e in parte anche i partecipanti al rischio di vedersi rovinare lo spettacolo da improvvide presenze e intemperanze.