Crociato in agguato: Perché le giocatrici di calcio sono più a rischio

Il calcio femminile attraversa un momento di crescita. Le partite internazionali sono più avvincenti, ma questo elevare la qualità dello spettacolo non è esente da sfide e pericoli. Una delle preoccupazioni principali al momento, riguarda il rischio di infortuni ai legamenti delle calciatrici. In particolare quello al legamento crociato anteriore, che gli anglosassoni chiamano ACL. Questo problema ha di recente colpito anche alcune stelle del calcio femminile: Catarina Macario, Vivianne Miedema, Beth Mead e Leah Williamson, costrette a saltare la Coppa del Mondo 2023 a causa della rottura del crociato.

Un caso emblematico è quello di Jordan Angeli. Costretta a vivere il terribile scenario di tre infortuni al legamento crociato nel corso della sua carriera agonistica. Il suo è solo un esempio tra molti. Diverse ricerche dimostrano che le atlete hanno da due a otto volte più probabilità di subire un infortunio al legamento crociato rispetto ai colleghi maschi.

Le differenze biologiche giocano un ruolo chiave nella vulnerabilità delle giocatrici di calcio. L’anatomia femminile, con un foro intercondilare più stretto nel femore e un angolo più ampio tra fianchi e ginocchia, mette maggiormente sotto pressione il legamento crociato. Inoltre, la forza muscolare tende a essere distribuita in modo diverso tra gli atleti di sesso maschile e femminile. Con le donne che spesso fanno affidamento sui quadricipiti piuttosto che sugli ischiocrurali.

Tuttavia, non è corretto attribuire gli infortuni soltanto alla morfologia fisica. Importanti esperti del settore avvertono che ridurre tutto alla biologia trasmette un messaggio scoraggiante alle atlete. Infatti anche fattori culturali e sociali giocano un ruolo cruciale. Ad esempio, studi dimostrano che le squadre di calcio femminili ricevono meno sessioni di allenamento sulla forza rispetto a quelle maschili. Queste limitazioni soggetive possono limitare l’approccio preventivo verso gli infortuni.

La prevenzione e la consapevolezza sono le chiavi per affrontare questa endemico proliferare di infortuni ai legamenti. Gli esercizi di allenamento neuromuscolare, fondamentali per migliorare la memoria muscolare e la tecnica di movimento, sono essenziali per ridurre il rischio di lesioni. Tuttavia, è fondamentale che gli sforzi per la prevenzione inizino fin dalle categorie giovanili e si diffondano poi a tutti i livelli del calcio femminile.

Costruire un futuro sostenibile per il calcio femminile richiede anche un’analisi accurata del sistema. Gli investimenti in strutture e risorse, l’integrazione tra lo staff medico e quello tecnico e una cultura che incoraggi e sostenga le atlete possono fare la differenza.

Il calcio femminile è in una fase ascendente, ma è importante che questa crescita sia sostenibile e ottimizzata verso e per le atlete. Un approccio olistico, che consideri sia i fattori biologici che quelli ambientali, è la strada da percorrere per ridurre il rischio di infortuni ai legamenti e garantire alle giocatrici di calcio la possibilità di eccellere e godersi il loro sport il più a lungo possibile.

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