Non tutte le maglie da gioco sono uguali, alcune ti fanno assomigliare ad un volantino del discount, altre sono oggettivamente un simbolo. Non sono tutti uguali club e la tradizione conta, soprattutto quando sul campo si difendono non solo la maglia di un società, ma un “manto sagrado”.
Ventuno giugno, nel Pavilhão da Luz è tempo d’intervallo, quello di gara 4 della serie scudetto tra Benfica e Sporting per la Liga Placard maschile. Alla squadra femminile del Benfica viene concesso un giro d’onore per ricevere l’applauso del pubblico presente. Sugli spalti però ci sono anche i tifosi dello Sporting Lisbona che non sembrano gradire l’entusiasmo delle ragazze nel mostrare il trofeo di campioni di lega conquistato di recente contro il Nun’Álvares.
Come riporta anche il quotidiano sportivo portoghese Record, dalle tribune dove si trovano tifosi dello Sporting s’alzano cori non proprio di giubilo. Ana Catarina, l’estremo difensore del Benfica femminile non apprezza di rimando e non fa nulla per nasconderlo. È il derby, vero senza sconti. Si scatena ilputiferio. Il fitto lancio di oggetti verso il campo e piccoli tafferugli che ritardano di alcuni minuti l’inizio del secondo tempo dell’incontro.
Al termine dell’incontro il comportamento dell’estremo difensore del Benfica è stato segnalato dai commissari di campo. L’atleta è stata identificata dalla polizia e considerata responsabile per aver istigato la reazione violenta dei tifosi.
Per questo Ana Catarina ha ricevuto un turno di squalifica per il quale il Benfica ha già annunciato che presenterà appello, ritendendo la pena non solo sproporzionata ma decisamente ingiusta.
Non importa davvero lo sport, la disciplina, il motivo per il quale s’indossano certi colori. Quelli che rappresentano una storia, una tradizione diventano vessilli da difendere, ad ogni costo. Le stracittadine, vere, spesso sono anche questo.