La semifinale playoff di Serie A2 tra Todis Lido di Ostia e Active Network rappresenta sicuramente una delle pagine più nere del calcio a 5 italiano. Qualche giorno fa, il giudice sportivo ha comminato le giuste pene per i fatti di quel triste giorno.
Nell’immediatezza del post gara, un dirigente della squadra degli ostiensi dichiarò: “Quando sai di aver lavorato bene, rispettando tutti i principi dello sport, dal rispetto alla lealtà, la categoria non conta”. Curioso scoprire che al titolare di questa dichiarazione è stata comminata una squalifica fino a tutto il 2024. Probabilmente i principi ai quali si riferiva erano quelli del calcio storico fiorentino.
Il Todis Lido di Ostia è stato retrocesso d’ufficio. In virtù di quelle norme poste in essere per contrastare la crescente violenza che dagli spalti si diffonde sul campo e viceversa. Nelle sei pagine del dispositivo del giudice sportio c’è un racconto dell’orrore, in una disciplina come il calcetto a cinque italiano, perché di questo si tratta in occasioni come queste, nella quale arbitri vengono prima colpiti, poi assediati, non solo da un centinaio di facinorosi.
A guidare la pugna vendicativa ci sono dirigenti della società di casa. Sempre dal dispositivo federale: “gli rivolgeva frasi gravemente ingiuriose e minacciose, fomentando ed istigando col suo comportamento i facinorosi che lo avevano seguito sul terreno di gioco“. Probabilmente le due pattuglie delle forze dell’ordine sono accorse sul posto solo per celebrare l’evento. Così come l’ambulanza non è accorsa per soccorrere i ragazzi della terna arbitrale.
Arbitri colpevoli di non essere “capaci” e quindi meritevoli di un linciaggio. Come se il picchiarli potesse in qualche modo compensare l’eventuale torto o modificare il risultato avverso sul campo. La squadra retrocessa di categoria, cercava di tornare nella massima categoria nella quale aveva già militato.
Nello spazio della “comunicazione” del calcio a 5, l’avvenimento è derubricato a poche righe copia-incolla style e poi sommerso tra il racconto della conferenza stampa del commendator Borlotti e la notizie di un possibile trasferimento di Speroni lontano dalla Longobarda.
Quello di Ostia non è un episodio isolato di questa stagione appena trascorsa. Dirigenti che si comportano da ultras, tifoserie che sputano, nel calcio questo è quasi tutto normale. In quella strana normalità che sembra uscita dal 70 dopo cristo e dalle mille arene di gladiatori sparsi in giro per l’impero. Nessuno sport è immune, non lo è il basket con l’orrenda rissa tra un tifoso e un giocatore nel corso della serie scudetto. Il pericolo peggiore per il futsal italiano però è far finta di nulla, derubricare, oppure considerarlo normale.