Il futsal italiano cerca i suoi talentini, altri hanno i talenti. Il calcio li pesca all’estero. Com’è possibile che una delle terre emerse pallonare più vivaci al mondo sia incapace non solo di addestrarne ma anche semplicemente di riconoscerlo, il talento?
Prendo a prestito le parole di Pantaleo Corvino, da 40 anni direttore sportivo, autore di colpi come Miccoli, Francioso, Lima, Lucarelli, Chevanton, Vucinic, Ledesma e Bojinov. Fino ad arrivare a Jovetic e Nastasic, ma anche Vlahovic e Castrovilli.
“Se io avessi trovato le potenzialità migliori di quelle che ho dovuto trovare per esaltare il mio territorio in giro per l’Italia l’avrei fatto, mi sarebbe costato meno energie. Trovare gli stranieri è difficile, bisogna mettersi su aerei e treni, qui basta andare a piedi. Qui c’è aridità! C’è secchezza! Non perché a Corvino piacciono gli stranieri”.
Aridità.
La FIGC cinque giorni dopo la vittoria del Lecce Primavera, integra il regolamento per la prossima stagione primavera obbligando le squadre primavera italiani ad impiegare 5 giocatori “locali” fino a 10 tra due stagioni. Ci risiamo. Gli italiani giocano non perché sono i più bravi, semplicemente perché sono nati.
“Intanto, si chiede ai club perché hanno debiti, deficit, il calcio fa debiti, non usa bene le proprie risorse però poi c’è un club che si sforza a stare dentro questa sostenibilità nella gestione, nell’equilibrare a livello finanziario e nel fare le riforme Primavera si parte da un presupposto italiano sul Lecce che ha una squadra di stranieri. Si fa la riforma perché il Lecce ha gli stranieri e non si tiene conto del perché.”
Se seguite solo il calcio a 5 e vi suona familiare, allora forse avete iniziato a comprendere quanto la competitività e la sostenibilità, per essere compatibili debbano partire dall’essere regolamentati in maniera diversa.
Soprattutto in una disciplina come il futsal che agisce in debito, nella quale non esistono strumenti di ricavo. Si riempiono scatole con denari che vengono spesi, la scatola si svuota e va riempita ogni anno.
Non credo sia ancora possibile che qualcuno creda che ci siano squadre dilettantistiche che restano nel massimale di 400 mila euro, ma anche se fosse quel denaro è esclusivamente in uscita. Per natura giuridica.
Perché nello sport, a qualsiasi livello, il denaro viene investito e non gettato al vento. Perché le risorse non sono infinite ma vanno generate. Come? Ve lo spiega ancora Pantaleo Corvino:
“Vi do i numeri. Pensano che paghiamo in altra maniera. Noi siamo una società seria, retta, paghiamo solo con i conti a posto sotto la luce del sole. Il monte ingaggi della Primavera è di 360mila euro, costo aziendale 517mila euro (si conta tutte le componenti, anche la carta igienica del bagno), contando tutto. Ho pagato 145mila euro i cartellini 2022/2023 e 86mila di commissioni più 200mila euro per il riscatto di Dorgu. Samek a parte (il cui costo è stato inserito nel budget della prima squadra, ndr). Questi sono i costi della mia Primavera”.
Cinquecento diciassettemila euro.
Per una squadra che accederà alla Youth League e destinata a fornire giocatori alla prima squadra. A costi infinitesimali se paragonati agli italiani in Lega Pro o peggio in altre categorie. La questione “local” alzerà quei costi e così le squadre agiranno a debito per poi essere penalizzate da quella stessa federazioni che le ha costrette ad agire così.
“Prendere gli stranieri è una virtù, una capacità, è coraggio. Se noi siamo criticati perché vinciamo. Vincere non è portare il titolo italiano, è portare Gonzalez in prima squadra e fargli fare 35 partite. E ci saranno altri quest’anno. Se poi vinciamo il titolo italiano siamo capaci di scegliere calciatori e tecnico, di dare un bel gruppo di lavoro. Chi parla di queste cose? Si dice solo degli stranieri.”
Il protezionismo non ha mai generato risultati positivi quando è stato applicato. Non nella Chicago degli anni venti, non nel regime dei 3 stranieri nell’Italia pallonara degli anni ottanta. Il talento non si impone, non ha una radice che si possa trapiantare a forza. È fame, voglia, necessità ed è disperazione.
Quanti dei “local” che avete intorno hanno quelle caratteristiche? Per questo Corvino l’ha pescati all’estero, in posti dove se a 18 anni non sei in prima squadra forse è meglio che fai altro nella vita.
Il calcio italiano e così il futsal davvero si sono convinti che imponendo un numero di pettorine locali minime in formazione, queste si trasformeranno in giocatori di talento. Forse potranno essere onesti pedatori, forse.
Il calcio italiano (e il futsal) pensa che dei cosplayer di calciatori possano così per miracolo farti vincere le partite, quando a loro non importa davvero. Quando non ci sono istruttori, quando gli allenatori con due vittorie nel finto campionato under pensano già di poter sfidare lo Sporting Lisbona in UEFA Futsal Champions League.
Vi lascio con le parole di Corvino: “Chi fa riforme deve tenere conto del lavoro che fanno club del nord che bloccano ragazzi a 12-13 anni. Serve bloccare i ragazzi fino a una certa età e non le regole in risposta al Lecce Primavera.”
Vincere e l’unica cosa che conta.