I numeri a caso, ci risiamo

A volte ritornano, come l’esodo estivo sulle autostrade, come le ferie e come le consuete boutade del calcetto. Il mantra che altrove avevo già dibattuto e sconfessato, ritorna ribalzato proprio da quelle pagine. È il medesimo di un tempo che speravo fosse lontano: “il grande successo di pubblico del futsal femminile”. A questo apparente corollario segue di solito il paradigma: “attireremo gli sponsor”.

In un contesto nel quale di media nelle partite importanti ci sono 150 spettatori di picco e nelle recenti partite della nazionale al massimo si sono registrati 350 spettatori è difficile riuscire a considerare questi numeri un “grande successo”.

Se anche lo fosse, siamo sicuri che lo sia davvero, in termini economici e di competitività. Ribadendo l’ovvio: il futsal italiano non compete in uno spazio di vuoto assoluto, lo fa cercando d’attirare spettatori in una competizione globale. Eppure c’è chi pensa sia intelligente proporre un contenuto sul futsal in contemporanea a Spagna – Italia, semifinale di Nations League.

Ammesso che codesti spettatori esistano, per raccogliere quel tipo di pubblico si sono spesi almeno 600 mila euro considerando solo le finaliste. Siamo davvero sicuri che per ottenere fossero anche 3500 spettatori, mi sento generoso aggiungo uno zero alla fine del doppio degli spettatori medi, spendere quella cifre per 3 ore di spettacolo sia vantaggioso?

Esistono spettacoli capaci di attirare più pubblico, per un periodo di tempo più lungo ad un costo estremamente più basso. Basterebbe farsi un giro su una qualsiasi piattaforma di streaming per scoprirlo.

Nelle finali femminili di quest’anno, due degli incontri si sono svolti in un campo dedicato all’hockey su pista, sicuri che i “munifici” sponsor vogliano mostrarsi sulle balaustre con le basi di cemento, a margine del parquet percorso dalle righe nere della gomma delle rotelle?

Giova anche ricordare, che gli attuali sponsor della Divisione Calcio a 5 sono una gentile concessione della Lega Nazionale Dilettanti, quindi istituzionali oppure istituzionalizzati, come preferite.

Tre partite l’anno, ammesso che la mia ipotetica audience diventi realtà, costituiscono davvero un pubblico capace di generare un ricavo? No. Ancora una volta non perché lo scrivo io, perché lo dichiara Amazon.

Stream for 25 hours
Stream on 12 different days
Average of 75 viewers (concurrent viewership excluding views from suggested, raids and embeds)

Venticinque ore di trasmissione in diretta. In dodici giorni diversi con una media naturale (non dai suggeriti, dai raids o dall’essere inclusi in siti web) di 75 spettatori. Il minimo per essere partner di Twitch. Per monetizzare su YouTube sono necessari numeri ancora più alti.

Traduco ancora. Venticinque partite in dodici giorni e ognuna di queste con almeno 75 spettatori di media. Vorrebbe dire creare un calendario che permetta la disputa degli incontri seguendo non i favori al presidente di turno, i piccoli impicci dei trasporti, ma un palinsesto.

Ammesso che tutto questo si realizzi, avete idea di quanto sia il costo di una squadra di serie A maschile che possa occupare i primi 4 posti? Comparandolo alla resa di 100 spettatori in streaming non riuscireste a pagare con quei ricavi il nastro per le fasciature.

Tutto questo su una piattaforma che dispone della infrastruttura digitale di Amazon (AWS) con un pubblico di miliardi di spettatori. Alla quale si accede senza dover essere registrati.

Provate ora ad elidere dal pubblico, tutti gli addetti ai lavori: giocatori, dirigenti. Poi cancellate i vari familiari e amici. Esattamente quanti appassionati, tifosi e quindi potenziali clienti pensate ci siano davvero.

Il futsal italiano continua a raccontare di una grandeur che non esiste, forse nella speranza che questa si realizzi magicamente. Oppure si cerca di seguire pedissequamente un dettame presente in uno dei documenti sulla propaganda della CIA in quei tempi di Guerra Fredda: “La gente crederà prima a una grande bugia che a una piccola; E se lo ripeti abbastanza spesso la gente prima o poi ci crederà”. Falsamente attribuita a Joseph Goebbels.

Quante volte abbiamo già letto affermazioni di munifica celebrazione di una disciplina che ad ogni nuova stagione riparte nella stessa condizione di precario equilibrio sportivo ed economico? Troppe, davvero troppe.

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