Campionato Under

Il calcetto a cinque sembra avere scarsa memoria. Sembra. Alla conclusione di questa ultima stagione di campionato nazionale under 19 in molti festeggiano risultati che sono in realtà semplice sussistenza agli eventi.

Dimentichi, colpevolmente, che quelle under 19 di cui ora tessono le lodi per un supposto valore sociale, sono frutto della coercizione. La Divisione Calcio a 5, nella sua immensa saggezza, ha imposto una multa a quelli che non schierano una “under”, che in taluni casi è superiore all’investimento potenziale in una squadra giovanile.

Ricapitolo per quelli abituati a leggere solo i comunicati stampa copiati e incollati del “China Morning Post”: molte delle under 19 femminili sono nate perché altrimenti alle società veniva comminata una multa.

Niente di scandaloso, nel calcio professionistico le società di Serie A femminile esistono perché i soldi investiti in quell’attività sono completamente deducibili in bilancio. Di fatto permettendo di rientrare nel “fair play finanziario” imposto dall’UEFA. Imposizioni, in ogni dove.

Le donne nello sport non rappresentano una occasione, sono di fatto una esenzione. Da investimenti più onerosi, da tempi più lunghi per emergere al vertice, dalla complessità e competitività dello sport al maschile.

Le vittorie del campionato under per quanto mettano una sola coppa in bacheca, sembrano essere l’ennesima occasione perduta per perseguire quello che il vero scopo di ogni iniziativa giovanile: trovare talenti per la prima squadra.

La Kick Off femminile in questa stagione di campionato giovanile è sembrata Roger Federer che nel pieno della sua carriera partecipa ad un ATP 250. Una serie infinita di 6-1, 6-0, 6-2 inflitti agli avversari. Due delle sue atlete migliori sono già in pianta stabile nelle rotazioni della prima squadra. Un paio di prospetti a fronte di una forma fisica altamente rivedibile potrebbero essere arruolabili. Questo è il vero trofeo, no quello da una manciata di euro messo in bacheca ad arrugginire.

Senza dimenticare che se differenza tra una under 19 di calcio maschile e la Lega Pro è “di almeno 3 categorie” come riferisce Aquilani, si Alberto Aquilani quello della Roma e del Liverpool, quanta può essere ampio il gap tra giocare in under 19 di calcio a 5 femminile e in prima squadra?

Inoltre il campionato under, di qualsiasi natura, non è una scuola calcio, non è un centro d’avviamento allo sport, non ha valenza sociale. Lo sport competitivo è quel luogo nel quale si gareggia per vincere, non per le emozioni, quelle sono al massimo un sottoprodotto del risultato.

Quel grazie lo stesso per le emozioni, sventolato con alterigia a quale insegnamento sportivo corrisponde? Qual è l’elemento d’orgoglio che emerge dall’essere cappottati in campo? S’è persa la cultura della sconfitta, dell’ammettere che quello che abbiamo fatto non è abbastanza. È stata sostituita dal premio per tutti, anche per gli sconfitti.

Rinunciando a spronarli a battere i più forti. Restando in attesa che quelli che c’hanno battuto passino di categoria così da essere i “pesci più grossi dell’acquario”. Invece di crescere atleti per il futuro, s’addestrano indossatrici di pettorine, altrimenti il talento italiano più fulgido del momento non arriverebbe dall’Australia. Oppure c’arriverebbe ugualmente ma non sarebbe l’unico.

Quando si conclude una stagione, s’è già programmata quella successiva. Una nella quale spesso capita di riporre speranze, di cambiamento anche se siamo testimoni del ripetersi di avvenimenti già visti, di modus operandi già vecchi allora, figurarsi oggi. La speranza però, come ricorda il proverbio, è sempre l’ultima a morire.

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