Generare attenzione

Semifinale scudetto. Gara 3. Mancano una manciata di minuti dalla fine. Una delle due squadre è avanti di tre gol. L’altra la rimonta e poi vince ai supplementari. Questa è la storia ridotta all’essenziale di una partita bellissima, piena di emozioni e spunti anche controversi.

Se si fosse trattato di raccontare una partita di calcio al maschile, che s’è dipanata lungo queste linee narrative, avreste letto oltre ad un elogio della capacità della squadra uscita vittoriosa una lunga e dettagliata disanima di quello che non ha funzionato nell’avversario uscito sconfitto.

Non ci sarebbe stato un “grazie lo stesso”. Non ci sarà nemmeno per l’Inter che ad Istanbul si aspetta d’essere travolta dal Manchester City del super emiro. Perché?
Non interessa a nessuno. Sempre tenendo presente il racconto di questa Champions League. Cosa ha fatto più rumore il giorno dopo, il tonfo del Real Madrid con tutto il corollario di domande tipo “cosa farà Ancelotti”, oppure il City che arriva alla finale? Maggiore è stato perfino il clamore dei commenti degli ex giocatori del Manchester United costretti a commentare i successi dei cugini “arricchiti” dall’altra parte del fiume Irwell.

Il ruolo di chi racconta lo sport e di chi si occupa di ufficio stampa è diametralmente opposto. Quando si trova a coincidere ecco che intorno all’interesse potenziale, si crea una melassa di complimenti come se chi avesse vinto non l’avesse fatto battendo l’avversario. Tornando alla semifinale di Champions come elemento di riferimento. Pensate che Marca o AS, giornali sportivi spagnoli più vicini al Real Madrid, si siano sperticati in “non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta”? Il Mundo Deportivo, di Barcellona, li ha definiti ridicoli e bolliti.

Quello di contenere i danni, di minimizzare, di provare a piegare la narrativa negativa è compito dei siti delle squadre, dei loro uffici stampa. Che giova a quanto pare ricordarlo, non è quello d’insultare dagli spalti gli avversari. Premio speciale quest’anno nella Serie A italiana di calcio, andrebbe a quello della Juventus che anche dopo la decima sconfitta in campionato è riuscita a limitare l’evocazione dello spettro di Rino Marchesi.

Nel futsal, non importa l’indicazione di genere, è impossibile farlo. Si confondo, si mescolano e poi si finisce sempre con il ritrovarsi a raccontare solo di quanto è bello tutto. Anche quando non lo è, affatto. La domanda sorge spontanea, avrebbe detto il compianto Lubrano. Come mai non è famosissimo questo sport, come mai fatica ad avere anche solo un mondiale al femminile?

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