Destinazione Pescara

Inizia il mio viaggio. Forse non s’è mai fermato, non ha una fine ed è fatto solo di partenze, quasi mai di arrivi. Destinazione Pescara. Quante scelte questo sport m’ha indirizzato a fare, anche solo per essere una spettatrice. Rosico, male, lo confesso. A non essere protagonista sul campo mi manca, giocare a questo livello e queste partite, mi manca.

L’adrenalina, la voglia, il desiderio di competere. Provare a raccontare quel senso d’angoscia che si mischia all’adrenalina, che finisce a riversarsi dentro ad un futuro che è pieno di speranze ma oggi sembra lontano. Spettatrice, suona già strano a dirlo ma confido d’assistere ad uno spettacolo di quelli che te li porti dentro per un po’, di quelli che racconti agli altri.

Il borsone sul letto, è il segnale della partenza come il fischio del treno in stazione. Guardo fuori e le nuvole non portano solo la pioggia ma anche l’ansia sulla scelta dei vestiti da portare con me. L’odore di bucato, di ammorbidente e di ferro da stiro. Sembrano quasi il mio profumo d’avventura. C’è sempre qualcosa da scoprire, nella città o nelle persone che alla fine si somigliano così tanto, c’è sempre qualcosa che di nuovo, che non avevo notato.

Sosta obbligatoria, dove c’è ad aspettarmi il mio ginseng e quel croissant che alla fine si sparge sempre ovunque e ti appiccica tra marmellata e una spennellata di miele. Il tempo scorre in maniera differente per quelli che aspettano di partire è lento, lentissimo. Quelli che invece sono nell’imminenza della partenza vanno veloci incontro ad un tempo che scappa via.

Quando è il mio turno di correre incontro al tempo mi mescolo alla fretta degli altri. Quelli spingi dalla frenesia di sistemare le valige, trovare il loro posto e sistemarsi come se fossero inseguite da creature mitologiche pronte a rubargli spazio e vita. Ecco che arriva il controllore, con l’abilità innata d’arrivare quando ti sei appena addormentato che poi è il momento più bello del sonno.

Destinazioni diverse. C’è chi studia, chi lavora, chi s’è perso nel suo mondo fatto di musica. Guardo verso il finestrino che poi non è “ino”, è grande. C’entra questa luce che è grigia e non gialla come quando c’è il sole. Scorre veloce il panorama ed è allora che i pensieri s’appiccicano sul vetro. Pezzi di quello che ho fatto, delle scelte sbagliate che sembrano sempre più grandi di quelle giuste. I pezzi di vita dai quali ho dovuto imparare ma ne avrei fatto volentieri a meno. La voglia di restare a combattere, quella che mi tiene attaccata alla mia passione senza sarei rimasta incastrata lì, da qualche parte nel mio passato.

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