S’è conclusa la regular season di futsal femminile, tempo di bilanci, bilancini e strani numeri.
Già perché quelli raccontano anche di storie straordinarie, qualche volta pruriginose, altre scomode e spesso non ci piace molto quello che raccontano.
Immaginate, con un po’ d’indulgenza alla vostra fantasia che ci sia una classifica, finale di un campionato nazionale. Esaminandola potrebbe capitarvi di notare una squadra con una media realizzativa di 0.76. Quella stessa squadra ne realizza 4 di reti, in un solo incontro. Non in uno qualsiasi durante la stagione, all’ultima occasione disponibile.
Si concretizzerebbe un evento estremamente raro, staticamente possibile nella stessa misura di trovare una pentolaccia piena d’oro alla fine di un arcobaleno. Badate bene, altamente improbabile ma non impossibile.
In questa immaginaria classifica trovate una squadra con una media di gol subiti di 4.4 che all’improvviso ne subisca solo 3. Sempre all’ultima occasione possibile. Statisticamente quella squadra ne subisce almeno quattro, nell’ultima occasione disponibile, sconfigge qualsiasi previsione statistica è realizza uno spostamento di tipo frattale. Si cambia sostanza alla scienza.
In un confronto tra squadre c’è sempre l’avversario che partecipa a questo straordinario evento che travalica i confini della statistica aggiungendo quel pizzico di provvidenza di manzoniana memoria anche agli sport minori.
Non tutto è misurabile, talvolta qualcosa è di-vino.
Anche se negli anni, quelli più recenti, s’è sviluppato anche all’interno del calcio un approccio più scientifico all’evento sportivo, si sono introdotti nuovi parametri matematici per definire gli eventi partita.
Si è passati da una sorta d’approccio esoterico al calcio che spesso è sconfinato nella stregoneria, ad affidarsi ad una metodologia. I gol non sono tutti uguali, per anni abbiamo considerato un grande attaccante quello che vinceva la classifica marcatori. Oggi abbiamo appreso scientificamente che è più facile fare gol ad alcune squadre rispetto ad altre.
Ci sono quelli che resistono al progresso rivendicando un certo romanticismo dello sport. Sarà che quando qualcuna cita “i bei tempi passati” io riesco solo a ricordare “Ultimo minuto”, film di Pupi Avati del 1987. Non erano belli come ricordiamo e qualcuna di quelle pratiche sopravvive.