Nel futsal italiano, non si retrocede mai davvero. L84 nella scorsa stagione ha usufruito del ripescaggio come decine di compagini prima, tanto al maschile quanto al femminile. Con campionati la cui composizione cambia con la stessa velocità di dribbling di Neymar, c’è sempre la possibilità di recuperare un posto nella massima divisione.
Accadrà probabilmente anche con una nobile decaduta come il Real Statte. Retrocesso ieri ufficialmente in A2 per la prima volta nella sua lunga e prestigiosa storia. L’ultimo titolo portato nella piccola cittadina vicino a Taranto risale al 2015, la Coppa Italia. I colori rossoblù da allora non sono mai stati lontani però dalla zona playoff.
Nessuno ad inizio stagione poteva ragionevolmente prevedere e nemmeno pronosticare la retrocessione del Real Statte, nemmeno Antonio Cassano alla BoboTV. Forse si chiude un’era. Sicuramente si conclude una parabola sportiva. Iniziata gloriosamente quando per assegnare lo scudetto ci si riuniva in una tensostruttura per qualche giorno. Conclusa sotto i riflettori di un canale tematico a pagamento.
Lo sport agonistico è incredibilmente crudele con la sua storia. Lo è stato con Pro Patria e Pro Vercelli, con la gloriosa Torres nel calcio femminile. Ambire a vincere non è particolarmente complesso nel futsal italiano, è sufficiente spendere tanti soldi anche male e si arriva tra le prime quattro squadre. Continuare a vincere è la vera sfida, perpetrare negli anni come ha fatto il Real Statte. Quello è il vero successo.
Nonostante questo del futsal sia un movimento piccolo, senza le pressioni di tifoserie e opinione pubblica. Non deve essere stato facile scendere in campo con quella maglia mentre si percorreva quella china scivolosa che è culminata con la matematica retrocessione.
Lo sport è affascinante anche perché quando il campionato finirà in giugno riprenderà poi ad ottobre. E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c’è sempre un’altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, che male c’è in questo? Anzi è piuttosto confortante se ci pensi. La citazione biblio-cinematografica qui è facile, molto.