Caffè Corretto – Dominare l’Europa

Domenica complicata per l’appassionato di pallone rotondo che rimbalza e finisce in una rete. In cartellone c’erano: El Clasico, quello vero: Real Madrid – Barcellona. Il derby della Capitale: Lazio – Roma. Se siete anche passati vagamente dalla città eterna il giorno dopo un derby, sapete esattamente il suo peso sull’umore d’un popolo. Infine c’è un Inter – Juventus che non sarà più il derby d’Italia resta però una partita sentitissima.

La finale dell’Europeo femminile di futsal, finisce inevitabilmente relegata sul secondo schermo. Un po’ perché il risultato dell’incontro è decisamente scontato e molto perché mia sorella è seduta qui, solo per inveire contro la Rom(a) nel derby ma: “peccato che non c’è più Ilary”.

Il calcio possiede una visceralità che elude il futsal, che è un hobby e non una fede, spesso. Con qualche eccezione ovviamente. Leggere all’indomani della sconfitta del Portogallo femminile di futsal, portali sportivi come zerozero.pt o A Bola, non deve essere stata una lettura piacevole per molti degli attori coinvolti nella spedizione lusitana.

Penso ad un movimento come quello del futsal italiano che aspira ad una maggiore “visibilità”. Dubito che molti dei protagonisti dell’italico calcetto comprendano che maggior attenzione di pubblico e media si tramuta spesso in critiche feroci talvolta decisamente poco urbane.

Il Portogallo fallisce per la terza volta la sua rincorsa al titolo continentale, contro una Spagna che perde Anita Lujan e rinuncia ad Amelia Romero, ringiovanisce la rosa e affida il ruolo di pivot titolare ad una ragazza nemmeno ventenne. I media portoghesi cercano un responsabile, vogliono attribuire delle colpe.

Non sono stati teneri i commentatori lusitani, con la prestazione della squadra di Luís Conceição. Leggo e mi chiedo quanti partecipanti al gioco in Italia siano disposti a leggere commenti feroci alla loro performance sportiva, sulla loro capacità decisionale.

Eppure la critica è il carburante principale che alimenta l’attenzione delle masse intorno ai movimenti sportivi. Perché al lunedì nei bar si parla di VAR, di scelte tecniche e tattiche e si apostrofano in maniera offensiva i personaggi preminenti del calcio. Anche se non si è mai guidata nemmeno una squadra di Subbuteo.

Il futsal non è pronto e nemmeno disposto ad accettare la critica come concorso ad una conversazione intorno alla disciplina. Non vuole leggere d’un pareggio che suona come una sconfitta e di vittorie che non solo sono scontate ma anche doverose.

Non vuole leggere di giocatori non pronti per competere oltre un livello basico. In un movimento dilettantistico è normale non essere propensi ad accettare critiche quando si è coinvolti emotivamente in una passione, non un lavoro. Una maggiore attenzione si traduce in più persone che hanno una “opinione” su di te e non sempre questa potrebbe essere positiva.

Ieri la Spagna femminile doveva battere l’Ucraina. Il divario tecnico tra le due nazionali, l’assenza per una delle due di un campionato nazionale ha reso la finale, una sorta di passerella. Le Furie Rosse avrebbero vinto quell’incontro anche senza Claudia Pons in panchina.

Certo il CT della Spagna è parte d’un processo che ha costruito un movimento in condizione di rinnovarsi continuamente. È il volano di una cultura sportiva che influenza positivamente l’approccio agli incontri. Quando però gli avversari sono tecnicamente e tatticamente inferiori a te, devi vincere anche se lo staff tecnico s’è perso nel traffico ungherese.

Non sfugga anche allo spettatore distratto che una finale Spagna – Ucraina è un piccolo strumento di “soft power” in una giornata in cui Vladimir Putin visita Mariupol. Le guerre si combattono anche con la propaganda. Le ragazze che entrano con la bandiera del loro paese sulle spalle sono un messaggio.

Ma torniamo al gioco. Mentre i media spagnoli festeggiano un successo, quelli portoghesi affilano gli articoli. Parte una campagna che pur riconoscendo l’impegno delle atlete, manifesta il disappunto per una narrativa che è ormai stantia. Vincere è lo scopo di una competizione agonistica. Se perdi, spieghi. Quando la spiegazione non è convincente, lasci l’incarico. Dopo tre tentativi a vuoto, la nazionale femminile di futsal portoghese potrebbe dover rinnovare i suoi ranghi.

I quadri tecnici dovranno fornire ad una federazione calcio portoghese che investe molto nel futsal femminile, una spiegazione ragionevole e un piano di sviluppo. Verranno altrimenti avvicendati da chi è pronto a perseguire un piano di sviluppo sportivo, diverso. L’impegno non è più sufficiente.

Le ragioni dei fallimenti sportivi vanno indagate. Anche per scoprire che non c’è soluzione. Oppure per scoprire che la soluzione è più complessa, sistemica e a lungo termine. Quanto lungo? Dieci anni come è accaduto per il movimento portoghese al maschile? Forse. Nel mentre però A Bola ricorderà alla federazione calcio portoghese che i sogni che restano nel cassetto, non servono a nulla.

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