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Il futsal fuori dai ristretti confini della penisola italica, s’è adattato in fretta alla disproporzionale disponibilità di atleti biologicamente superiori a quelli reclutabili dalla disciplina nella decade precedente.

L’onda lunga degli anni novanta è tracimata fino a tempi recenti, il calcio è stato dominato dal paradigma tecnica superiore a qualsiasi altro valore rilevabile in un giocatore. Così è stato anche nel basket, nella pallavolo e in qualsiasi altro sport, dal tennis al badminton.

Nell’ultima decade molte discipline hanno cercato di colmare il gap tra la disponibilità di talento tecnico e la sua domanda, cercando di reclutare atleti che avessero caratteristiche diverse.

Velocità e Altezza. Due elementi questi non allenabili, si è quindi cercato di reclutare giocatori veloci ma fisicamente imponenti, capaci biologicamente di sostenere più a lungo lo sforzo atletico e quindi limitare in qualche misura la forbice di valori con un atleta particolarmente tecnico.

L’ideale punto d’arrivo è costituito da quegli atleti che coniugano potenza biologica a quella tecnica. Il prototipo del centrocampista di calcio ideale oggi è Adriel Rabiot. L’attaccante ideale è Erling Haaland. Osservate le squadre di calcio  al vertice della catena alimentare sportiva e le vedrete popolate da questo fenotipo d’atleta.

Anche il futsal continentale ha aderito a questo sviluppo nelle caratteristiche degli atleti. Bigger is better. Il confronto fisico è molto accentuato nelle competizioni UEFA tanto da favorire quegli interpreti capaci di coniugare l’esplosività atletica a quella tecnica.

Il futsal femminile, nella sua ristretta area d’interesse, attraversa ora il guado di questa transizione. Le atlete che dispongono di una esplosività muscolare riescono a dominare facilmente. In un contesto nel quale molte delle partecipanti al gioco sono ancora muscolarmente leggere.

In questa ultima stagione al femminile questa forbice fisica è sembrata accentuarsi. Forse anche per una penuria indiscutibile di giocatrici al femminile che affligge endemicamente il movimento. Mentre la possibilità di reclutare giocatori al maschile è indubbiamente più ampia e permette un maggiore ricambio delle caratteristiche.

Lo sport agonistico è decisamente mutato. L’aveva mostrato già Arrigo Sacchi, il suo Milan correva più degli avversari e le capacità individuali dei suoi interpreti facevano il resto. Un divario tecnico si può parzialmente colmare più rapidamente se ci si affida a giocatori in grado di offrire prestazioni fisiche nettamente superiori a quelle dell’avversario. Restare incollati ad un paradigma cancellato dai tempi costituisce la ricetta ideale per fallire.

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