Caffè Corretto – Il puntone e il puntino

Uno dei tanti lunedì del futsal italico nei quali capita di leggere titoli, uno di seguito all’altro, che raccontano di pareggi che sono “puntini e puntoni”. Di partite che alla vigilia sono “scontri insidiosi” anche se l’avversario ha subito 87 gol in diciannove partite, segnandone solo 9.

La matematica è una risibile opinione nel calcetto a cinque saponato. I fatti diventano alternativi, così si può dipingere un avversario come temibile anche se ha una media realizzativa di 0.47 a partita. Nulla che debba ovviamente preoccupare una disciplina dall’alto valore sociale. In fondo non c’è nulla di male a far sentire tutti bene.

Il problema potrebbe sorgere se al lunedì, l’avversario diventa di routine, i punti scontati e la valanga di gol rifilata all’avversario è esaltata come titanica impresa che nemmeno tutti gli X-Men insieme sarebbero capaci di realizzare.

Non è nemmeno un problema trovare riportato ancora di seguito, che una squadra è cinica e fanta, allo stesso tempo. Tutto è possibile nel magico mondo del calcetto a cinque. Quando però qualcuno si chiede com’è possibile che si preferisca guardare una televendita di pentole su Tele Elefante piuttosto che una partita di calcio a cinque su Sky Sport, una delle possibili ragioni è proprio nella letargica e cerchiobottista comunicazione del futsal. (C’era ad esempio ieri sera, un Tolosa – OM di grande intensità con Tudor che scuote il suo secondo a fine partita che nemmeno in una rissa da bar)

In questo momento, il calcio è animato da: Allegri che si lamenta del corto muso e reagisce male in diretta su Sky, la lite Barella – Lukaku, lo striscione dei Fedayn della Roma bruciato a Belgrado, così solo per citare i più clamorosi. La Serie A maschile di futsal esattamente cos’ha?

Ha qualcosa. A non essere diversamente vedenti. L’ultimo esempio, d’occasione d’intrattenimento sportivo mancato è rappresentata dalla pesante sconfitta dell’Olimpus, candidata al titolo, contro una L84 ripescata nella massima divisione. Un po’ come la scazzottata di San Giuseppe, l’invasione ad Avellino. Il futsal cerca di realizzare un The Truman Show nel quale ci sono solo i buoni sentimenti.

Ignorando forse anche colpevolmente che finanche le soap opera sudamericane degli anni 80 del secolo scorso devono il loro successo alla drammaticità degli eventi. Le lacrime sono funzionali a spiegare la felicità, un mondo solo felice suona falso, perché è falso.

Una narrativa stantia come l’ottovolante, il settebello e la “new entry” :resilienza. Lillipuziano storytelling se si paragona anche a quello di sport altrettanto di nicchia. Sebbene il futuro della comunicazione e del marketing sembra rivolgersi con maggiore attenzione proprio alle community piccole e particolarmente vivaci.

Se la King’s League di Pique mette davanti allo schermo più spettatori della Supercoppa di Spagna è anche colpa di chi ripete: “se sempre fatto così” , “questo è quello che vuole il pubblico” e invece si muove e scrive solo per riflesso condizionato, un po’ come il cane di Pavlov.

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