La crisi dei modelli tradizionali

In una brillante copertina del New Yorker di qualche tempo fa, una Monna Lisa, cerca di schivale l’ennesimo scatto. Geniale illustrazione della canadese Anna Kunz che racconta di un qualcosa di perduto.

“Abbiamo bisogno di recuperare una nuova autenticità, lontani dai palcoscenici autoreferenziali. Perché in fondo dietro quel volto iperfotografato ci siamo tutti noi che proviamo a sottrarci dall’attenzione dei social”, ha scritto la Kunz.

Nulla che possa interessare un calcetto italiano che comunica ancora per luoghi comuni al venerdì, che diventano ridicoli oltre il limite del comico alla domenica sera. Un calcetto che avanza inciampando e cadendo sulla propria faccia, in schemi che erano vecchi quando c’era ancora tele elefante.

Con un Facebook in declino, un Twitter nel caos, il rapporto digital trend 2023 di We Are Social e Hootsuite (se non sapete cosa sono, potete interrompere qui la lettura) mostra come per la prima volta da decenni la crescita dei così detti social sia ad una congiuntura negativa.

Non è che i numeri siano la priorità di uno sport come il calcetto saponato che è a livello di comunicazione strutturato peggio della parrucchiera di mia sorella (che tra l’altro offre alle clienti l’uso del VR mentre aspettano sotto il casco).

Tuttavia restano importanti per chi è interessato a non venire giù dalla montagna con la piena. Certo dovrebbero migliorare le letture, piantarla con Cioè e Top Girl e provare a leggere anche The Atlantic.

“D’altronde i social non sono mai stati un modo naturale per lavorare, giocare e socializzare, anche se sono diventati pratica consolidata” ha scritto Ian Bogost proprio su The Atlantic.

Quello che sembra stagliarsi all’orizzonte è uno spostamento del baricentro dalla mera narrazione autoreferenziale alla co-creazione, autentica. Una rivoluzione che ridefinisce i linguaggi, canali, regole e dinamiche.

Le logiche di giochi oggi si dominano con Fortnite. La conversazione è estesa attraverso Twitch, l’intrattenimento passa dagli stream video di TikTok, fino alle infrastrutture decentralizzate della blockchain. Si va verso una valorizzazione delle nicchie e coda lunga dei contenuti. Audio, foto, video e giochi abitano nuove piazze, nelle quali è importante costruire, non solo condividere.

Il futsal che rappresenta una nicchia, in Italia come si muove? Come se fosse ancora rilevante l’intervista doppia delle Iene, con i giochini tipo “indovina quanti fagioli ci sono nel vaso” di quando era ancora viva Raffaella Carrà.

Molti degli attori della comunicazione nel futsal sono fermi alla preistoria. Mentre una nuova generazione (Gen Alpha) s’affaccia al consumo di contenuti e lo fa su Roblox. Torna ad essere dominante l’user generated content. Perché generare vuol dire essere partecipi.

Certo questo nuovo scenario spalanca la conversazione verso alcuni aspetti profondamente sociologici, in una conversazione che verte sulla questione: “in un mondo di schermi miniaturizzati dove tutti parlano, in quanti ascoltano?”

Nulla che interessi però il calcetto a cinque italico, nel quale non ascolta più nessuno da tempo a meno che non si tratti d’onanismo egotistico. Quello che il calcetto dice oggi, l’ha ripetuto identico per anni, perché dovremmo ascoltarlo?

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