Il valore pedagogico della sanzione

Le squalifiche nelle discipline sportive rappresentano la pena. Il quantitativo regolamentare che valuta l’entità della violazione. Il Giudice sporivo le commina ovviamente nella misura indicata dalle norme in vigore.

L’espiazione della pena, offre all’atleta l’occasione di redimersi sportivamente, non cancella l’accaduto in quanto la recidiva, comporta una sanzione più severa. Alcuni comportamenti sono particolarmente scellerati da necessitare di squalifiche temporali.

Recita una recente pena comminata 11/05/2023. “Squalifica fino al 31/12/2022 perché a fine gara con particolare violenza colpiva con calci e pugni gli avversari.”

Se questa pena fosse stata inflitta ad un giovane atleta, ad esempio della categoria allievi. Qual è la lezione che questo ragazzo che s’avvia verso l’età adulta dovrebbe trarre? Quali sono i giusti comportamenti da adottare, per impedire che certi gesti non si ripetano in futuro?

Credo che esista un diritto all’errore, che può avere le origini più disparate, Sono altresì convinto che le seconde occasioni sino la colonna portante d’un processo di redenzione. Gli errori sono parte essenziale del processo di crescita, se si impara da essi.

Tuttavia non credo che all’espiazione della pena, debba essere conferito immediatamente un premio. Immaginate che a seguito di una lunga squalifica, si venga ipoteticamente convocati in una nazionale. Qual è quindi il messaggio? Qualcosa di simile a quello degli sport professionistici? Il talento elevato a valore assoluto. Un contesto nel quale ad un Cassano e un Balotelli, verranno sempre date nuove occasioni, perfino ad uno Zaniolo qualsiasi.

La questione perniciosa dell’aspetto educativo di una pena e del processo che ne segue dovrebbe essere centrale in una disciplina dilettantistica. Soprattutto quando ad essere coinvolti potrebbero essere giocatori molto giovani, i così detti “under”. Un piccolo e breve purgatorio dantesco potrebbe offrire più opportunità pedagogiche di un pronto reintegro, in maglia azzurra ad esempio.

Uno sport che mira ad avere, parole del Presidente della Divisione Calcio a 5: “una valenza sociale”, ha credo il dovere di essere particolarmente sensibile al rapporto che la disciplina istaura con i giovani calcettisti. Per salvaguardare se stesso, per non finire fagocitato da un facile luogo comune come: “è solo un calcio ma più piccolo”.

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