Perché Piqué ha preferito la Kings League

La creature di Gerard Piqué rappresenta il trionfo del grottesco, in un turbinio di pagliacci e wrestler, si svolgono partite che di calcio non hanno nulla. Eppure, quello che non ha nulla di sportivo raggiunge un numero di spettatori che per alcune discipline restano “sognabili”.

Trascinata dall’inevitabile hype generato non sono dallo stesso Piqué che ringrazia l’ex moglie Shakira per la pubblicità, ma anche da giocoatori e ex come Aguero e Casillas, giù fino al Chicharito. La truppa dei non calciatori è capitanata da Ibai, il famosissimo streamer sportivo spagnolo.

Il rubicondo ad essere generosi, Ibai, ha un seguito messianico che ha funzionato da perfetto volano verso una generazione che conosce Los Santos meglio del proprio quartiere. Questo format è indirizzato proprio a quelli che ormai si sono stancati del trito e ritrito polpettone della comunicazione e dello spettacolo non spettacolo calcistico.

Sette contro sette, un mix di gente comune e grandi ex giocatori. Perché vedete il fulcro di questa operazione commerciale risiede nella centralità dello spettatore. Il controllo che almeno all’apparenza i fruitori hanno sul prodotto.

Mi chiedo, Gerard Piqué, dopo il campionato di lotta con i cuscini, perché ha pesantemente investito nella Kings League e non nel futsal iberico, che pure gode di ottima salute. A voler essere estremamente venali, la risposta è facile: per una questione di denaro.

A voler prestare davvero attenzione ai fatti, si tratta della possibilità di un ritorno dell’investimento. Il calcio e per estensione il futsal, faticano a comprendere che qualsiasi nuova interazione dello sport deve essere intesa nella sua accezione di prodotto industriale, ogni tentativo di ripristinare un nostalgico passato è destinato a fallire.

I modelli sportivi patriarcali sono tramontati. Definitivamente. L’industria sportiva deve produrre un ricavo, essere sostenibile, altrimenti è un hobby. Per i passatempi anche costosi, le regole sono diverse, ognuno del proprio denaro ne fa l’uso che preferisce.

Alcuni comprano condomini, altri macchine di lusso, altri squadre. Alcuni sono investimenti altri possono essere derubricati ad hobby. Il futsal in questo momento è un hobby, costoso ma non costosissimo.

La Kings League è in condizioni da subito di generare un volume di denaro che non sono ha già ripagato l’investimento iniziale, frutta al momento anche dei dividendi reali. Soldi, quelli veri. Perché ha come fondamento una ineluttabile verità: gli sport tradizionali sono per vecchi.

Non vi sembra possibile? Guardate sugli spalti della prossima partita di calcio a 5. Gli unici giovani, sono troppo giovani, portati lì dai genitori. Quei bimbi cercano di passare il tempo nell’attesa che lo “strazio” finisca presto.

Un modello d’intrattenimento come quello della King’s League è pensato per essere continuo, spasmodico. Capace di confrontarsi al suo esordio contro la finale di Supercoppa tra Barcellona e Real Madrid e fare un milione e trecentomila spettatori di media. Con ascolti costantemente superiori agli incontri del campionato di calcio spagnolo. 

Vano il tentativo del presidente della Liga, Javier Tebas, di definirlo un circo. Tebas governa una Liga che ha dovuto salvare dal fallimento il Barcellona architettando degli artifici contabili con i quali di solito di finisce nelle patrie galere.

Se poi il presidente di una Liga, le cui squadre spendono 34 milioni in una sessione di mercato nel quale la Premier ne spende quasi novecento, quando parla di circo si riferisce al Kun Aguero che si è presentato alla prima puntata con una maschera da pagliaccio, lo faccia pure.

Nel mentre verrà sotterrato, non dalla vera SuperLega, la Premier League. Ma da tutti quelle iniziative che parlano ad una generazione che non entrerà mai in uno stadio, perché novanta e passa minuti a guadare la stessa cosa, non li spende nemmeno al cinema.

Il futsal ha perso i suoi spazi, quelli del calcetto finiti al Padel. I suoi giovani finiscono negli eSport e i suoi vecchi, favoleggiano di uno sport in crescita perché un gruppo di qualche centinaio d’amici s’assiepa sugli spalti. Come in qualsiasi campo di Serie D, di basket di B, di volley.

Le squadre di futsal continuano a morire, a stagione in corso. Gli scudetti cuciti sulle maglie baciate, dopo qualche anno diventano cimeli che ricordano società sparite, spesso sommerse di debiti. Però è uno sport in espansione questo futsal, che sta per esplodere.

Forse. Molto forse. Dimenticavo, quand’è che il futsal italiano ha fatto un milione e mezzo di spettatori? Spendendo una cifra come 156mila euro? Non vi salvate nemmeno in A, con quella cifra. Però… disciplina in crescita, i mondiali e i cinque cerchi.
 

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