Probabilmente è utile ancora che i derby sono stracittadine, sono scontri sportivi tra squadre della stessa città. Spesso conditi da una lunga rivalità. Sampdoria – Genoa è un derby, Pisa – Livorno non lo è. Mai.
I tifosi di Pisa e Livorno tra i quali scorre un livore vecchio di centinaia di anni, non si sognerebbero mai di chiamare quella partita un “derby” perché equivarrebbe ad equiparare la propria città all’altra. Non esiste, non è semplicemente concepibile.
Volete ascoltare e vedere com’è un derby? Eccovi il recentissimo Partizan – Stella Rossa di basket, campionato serbo di massima divisione. Stessa città: Belgrado.
Alzate il volume, al massimo.
Nel calcio a cinque italiano, oltre l’abuso indiscriminato della parola derby, spesso si continua a promuovere una narrativa che vede da una parte il calcio, quello brutto e cattivo pieno di corrotti e dell’altra parte il futsal: puro e innocente.
C’ha provato a promuovere quell’immagine in passato anche il rugby, ricordate le linee guida di quella narrativa? Birra, terzo tempo, amicizia e sani valori. Almeno fino a quando una banana marcia non comparare nel regalo del Secret Santa del pilone italiano Cherif Traorè, in forza alla Benetton Treviso.
Regalo scoprirà poi una inchiesta del compagno di squadra Ivan Nemer, squalificato ora per sei mesi e obbligato a seguire il progetto migranti della FIR e un percorso di sensibilizzazione sulle tematiche dell’integrazione.
Così come per il rugby, arriva il momento del river, quando scoprono l’ultima carta in comune, quella in cui i bari solimante prendo un “bagno”. Accade così che questo calcetto a cinque spesso saponato, si scopre anche bettola malfamata. Una di quelle dove puoi far partire una gragnolata di schiaffi e pugni, così al termine di una partita, un quasi derby.
Le immagini sono abbastanza eloquenti. Non è nemmeno la prima volta, vero? Ricordate quel Pescara – Luparense in diretta su Fox Sports Italia? Quella del cazzotto a tradimento durante lo scambio di saluti. La rissa di Avellino, ad ottobre nella partita tra Sandro Abate e Olimpus Roma. Allora la rissa portò a ben cinque espulsi.
Pensate che sia un problema della Serie A? Chiedete al questore di Avellino. Che ha emesso dodici daspo dopo una maxi caccia all’uomo al termine di una partita della D campana.
Tra i destinatari del provvedimento contiamo 7 giocatori della squadra locale, 2 giocatori della squadra ospite, 2 tifosi della squadra locale e 1 tifoso della squadra ospite.
Non sarà l’ultima volta. Con buona pace di tutti. Perché non è il tipo di disciplina a determinare la possibilità o meno che ci sia una rissa in campo quanto sugli spalti.
Sono gli uomini che la popolano, che la animano.
We are futsal, recita lo slogan della Divisione Calcio a 5. Ora riguardate quelle immagine di San Giuseppe – Napoli e poi, pronunciate quella frase, anche se avete problemi con l’inglese, potete dirla ad alta voce in italiano: Noi siamo futsal. Quello lì, esattamente quello. Non meglio, non peggio. Oggi semplicemente e tristemente, quello.