Nel lungo weekend appena trascorso il futsal è inciampato in una circolare, poi annullata, in Napoli – Juventus per la Serie A di calcio ma ha lanciato la sua nuova campagna di marketing “We are Young”.
Impossibile non riconoscere lo sforzo di mezzi della Divisione Calcio a 5. La qualità del loro ultimo prodotto, il video di lancio della campagna è professionale, perfettamente avvolto da appena un velo di glamour.
Chapeau.
Certo si può puoi discutere del messaggio, dei contenuti e delle scelte editoriali, su quanto siano davvero young i protagonisti, come si discute di scelte tecniche, di moduli, di abilità dei giocatori. Questo non deve distogliere dal tentativo, indubbio, della governance di produrre un certo tipo di immagine.
Già dallo scorso anno la Divisione Calcio a 5 s’era avvalsa di professionalità che avevano dato una impronta coerente e distinguibile all’immagine istituzionale, peccato non poterne godere anche in questa stagione.
Come è innegabile la produzione di documenti istituzionali che annunciano, cancellano oppure correggono. Un turbinio di carta digitale. Regole che cambiano in corsa, anche più volte. Metti il pallone, cambia i pallone, metti il formato, togli il formato ma è davvero formato?
Così il futsal italiano resta lo sport dei ricorsi. Il “caso” di Lucas Siqueira, un giocatore formato ma solo per la partita del ricorso, poi torna ad essere in posizione illegale. Un atleta capace di godere di vari status a seconda del percorso giudiziario sportivo che in quel momento è pendente circa la sua posizione di tesserato.
Quello che accade su campo, resta su campo ma si trascina spesso dal giudice sportivo, almeno nel calcio a 5. La classifica con gli asterischi, come la Major League Baseball nei gloriosi anni del “non si fanno i test antidoping”.
Al giro di boa del campo, i rapporti di forza ormai sono definiti. Chi alberga nei bassifondi della classifica è destinato a barcamenarsi nella lotta per non retrocedere, ammesso che non abbia ovviamente l’intenzione di abbattere i costi e tornarsene in A2. Oppure A2 elite, questa ritrosia nel chiamare serie B per la seconda serie non la capirò mai. Elite, gold, Super A, master league, qualsiasi cosa tranne “Serie B”.
La classifica della Serie A maschile di futsal rispecchia non solo la qualità delle squadre ma anche le scelte tecniche effettuate in estate. La generalizzata scelta d’affidarsi ad ottuagenari del futsal potrebbe non essere l’idea migliore del mondo. Nemmeno economicamente.
Nota a margine. In attesa di vedere il PSG sconfitto in trasferta dall’irresistibile Rennes, ho ascoltato l’ottima seconda voce nella diretta Sky di Lazio – Pescara di futsal femminile. Estremamente puntuale, senza nessuna traccia di piaggeria melensa, piacevolmente critica nel commento alle scelte tecniche, con quel ritmo che sembra accordarsi perfettamente con la voce narrante principale.
Mentre s’accumulano sconfitte nel cuore di chi lotta, la Serie A femminile, sebbene veda uno Statte al penultimo posto in classifica, in attesa spero di rinforzi, racconta anche di una Pamela Presto capace di condurre il suo Pelletterie come si fa con una nave corsara. Spreme dalla sua ciurma tutto quello che è possibile e qualche volta anche l’impossibile.
Aprile, i verdetti di coppa e dei playoff, sono ancora dannatamente troppo lontani.