Il futsal negli USA

Gli Stati Uniti, nel calcio femminile, sono senza dubbio la squadra più vincente di sempre. Quattro volte Campione del Mondo, ma quello vero, quello della FIFA. Nove Coppa America, Quattro ori olimpici.

Un dominio, assoluto. Frutto di una ragione sociale capace di alimentare una dicotomia che vede il soccer (il football per il resto del mondo) come sport al femminile e il football (americano) sport solo maschile.

Quando s’esaminano i numeri di questi due sport così diversi, frutto di una divisione ancorata a quella morale d’un paese appena uscito dalla Seconda guerra mondiale, non ci si stupisce del successo di entrambe le discipline.

Nonostante i risultati, del soccer in ambito femminile, con una lega professionistica con radici più profonde di quella al maschile, lì nessuno, fino a qualche tempo fa s’è mai preoccupato davvero dell’esistenza del futsal.

Il “five a side soccer” è rimasto per decenni confinato nelle Inner City. Nota a margine: negli States le periferie nella loro accezione europea sono al centro delle aree metropolitane. Inteso come sport di facile accesso, utilizzato anche per recuperare spazi come, ad esempio, un tetto di una stazione della metro.

Senza una competizione vera a livello di nazionali, senza un roboante mondiale, probabilmente la federazione calcio a stelle e strisce, la USSF, non ha ritenuto l’investimento nel futsal, di prospettiva, sostenibile.

Ma cosa accade se il 2027, data possibile per l’eventuale turno di qualificazione al Mondiale di futsal femminile, non sembrasse davvero lontano. Potrebbe abbattersi sulle placide e poco frequentate spiagge del futsal uno tsunami.

Si contano 350.000 giocatrici ufficialmente registrate (dato 2021) nella USSF. Nello stesso hanno la Federazione Italiana Giuoco Calcio ne contava 120.000 (dato 2021). Se volete per amor di conversazione possiamo aggiungere le oltre 140 mila atlete che giocano a calcio a livello universitario in USA.

Anche solo prendendo in esame la straordinaria sproporzione nel mero valore numerico, l’impatto dell’onda a stelle e strisce potrebbe essere potenzialmente devastante. Una esondazione di talento anche se fosse solo lo scarto del calcio, potrebbe sconvolgere gli equilibri.

Il movimento del soccer, oltre oceano, gode di una credibilità tale da attirare investimenti in termini di risorse finanziarie elevatissimi. Le atlete sono autentici “brand ambassador” per i grandi marchi di abbigliamento sportivo e non solo.

Inoltre da anni i College Division I, reclutano calciatrici in Europa. Una istruzione gratutita di altissimo livello, un competizione calcistica professionale senza rivali altrove, sono elementi difficili da derubricare con una scrollata di spalle.

Ora anche l’attività “al coperto” per le ragazze che negli States giocano a calcio, ha subito un incremento nel numero degli eventi, rilevante. Tutte le iniziative si sono concentrate nel livello “Under”. Dalla Under 9 fino alla Under 16.

Un progetto simile, imperniato sull’attività giovanile nel futsal, è appena partito anche in Portogallo. I paesi asiatici, con in testa la detestabilissima Repubblica Islamica dell’Iran, sono autentici giganti del calcio a 5 al femminile. Tutti svolgono intensa e capillare attività giovanile.

Le donne del calcio made in USA hanno le risorse umane per poter dominare anche nel futsal femminile. Il movimento al femminile gode inoltre, di una credibilità economica che non ha alcun riscontro altrove. Sebbene osteggiata dalla sua stessa federazione, il successo sportivo del movimento ha travalicato i confini del campo.

In Europa spesso, lo sport al femminile, il calcio come il futsal, costituiscono un fastidioso investimento necessario a garantirsi una “buona stampa”. È una questione di pubbliche relazioni, di buon governo sportivo, di una mano di vernice colorata e fresca sulla parete delle magagne del calcio professionistico maschile.

Non da quella parte dell’Atlantico. L’Italia, il paese del calcio, ha 120 mila donne che giocano a calcio. Gli USA patria di football, baseball e basket, se ne contano 350000. Alle quali è doveroso aggiungere le 140 mila che giocano a livello NCAA.

Così per ribadirlo. Non vi preoccupa? La nazionale a stelle e strisce ha nel suo undici iniziale un valore economico di tre volte superiore all’investimento della Exor nella Juventus Femminile.

Merchandise, quello vero. Le maglie della nazionale femminile americana, vengono prodotte esclusivamente per l’incontro in cui vengono utilizzate: una maglia, una partita. Diventano poi oggetto di collezionismo, regolarmente certificate. Accade in Italia?

Qualcuno pensa che Wolkswegen e Nike siano main sponsor di una nazionale, quella maschile USA che festeggia, se e quando, si qualifica per qualcosa? It’s about soccer moms. Esattamente così scritto in inglese.

It’s all about the money. Dipende tutto dal denaro, anche i numeri.

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